Solidarietà alle popolazioni di Belo Monte!

Domani, 10 gennaio 2013, gli indiani di Belo Monte, in Amazzonia, occuperanno una delle tante dighe che minacciano questi luoghi, ultimi paradisi del Pianeta che ogni giorno subiscono attacchi da parte delle multinazionali minerarie, sementifere, petrolifere, che fanno di terreni incontaminati il loro parco giochi per un falso progresso.

protesta contro le dighe a Belo Monte

La lotta che i popoli di queste zone stanno portando avanti fa parte della battaglia per la tutela di quelle foreste che sono gli ecosistemi più ricchi e danno rifugio al 70% delle specie esistenti al Mondo, luoghi che al momento ancora sopravvivono grazie alla conduzione di vita di queste persone dedita a preservare la natura che le circonda.
Ma la biodiversità dell’Amazzonia, ossia le differenti forme di vita lì presenti e l’interazione che avviene tra loro, subisce costanti minacce, a partire da quei microorganismi che stentano a riprodursi a causa della deforestazione e che sono indispensabili per la sopravvivenza dei vari ecosistemi.

il paradiso amazzone

Questi processi mettono a rischio i delicati equilibri ambientali di tutto il Pianta, ma prima ancora costringono tribù e popolazioni locali a condurre una vita contrassegnata da un inquinamento dell’aria e delle risorse idriche sempre crescente e alla necessità di difendere dai regimi oppressivi instaurati dalle multinazionali per mantenere il controllo delle terre.
I governi locali, invece che opporsi  a tutto questo, offrono sostegno e piena libertà di azione a queste corporazioni, in particolare alla Monsanto per la commercializzazione degli organismi geneticamente modificati, che attraverso il suo operato sta trasformando l’America latina nella sua discarica privata.
Ma torniamo alla questione di Belo Monte…

progetto delle dighe di Belo Monte

L’estate scorsa si sono aperti i cantieri per la costruzione di questa diga, un progetto più grande del canale di Panama, che se realizzato inonderebbe 400.000 acri di foresta pluviale, distruggendo l’habitat naturale di numerose specie viventi vegetali e animali, e che costringe oltre 40.000 indigeni ad abbandonare quei luoghi da sempre abitati.

fiume Xingu

Il progetto prevede la divisione del fiume Xingu, fonte idrica di sopravvivenza per intere popolazioni e per ogni forma di vita che abita quelle zone.
I pesci rischierebbero di scomparire a causa del dislivello della presenza di acqua tra una parte e l’altra del fiume, che la costruzione della diga provocherebbe.
L’opera di per sé non sarebbe sbagliata, la sua realizzazione fornirebbe energia idroelettrica a numerose famiglie, ma è il progetto, il modo in cui lo vogliono attuare che non è ecosostenibile.
Le modalità che stanno attivando per giungere all’obiettivo di fornire energia pulita di fatto passano attraverso numerose azioni che di pulito non hanno nulla; la stessa cosa ad esempio capita in Italia per quanto riguarda l’attuazione dell’alta velocità.

capo tribù amazzone

Queste sono le ragioni che ci fanno esprimere piena solidarietà verso chi domani occuperà la diga: cercheremo di tenerci informati su cosa accadrà nelle prossime ore per poter diffondere più informazioni possibili.
Intanto vi invitiamo alla visione di questo filmato che brevemente ne racconta i fatti e mettiamo a disposizione la petizione online e un invio di mail per chiunque da distante voglia offrire il proprio contributo.

NESSUNO È REALMENTE DISTANTE,
SIAMO TUTTI ABITANTI DEL PIANETA.