Specismo in piazza

Nella giornata di venerdì 6 febbraio, in diverse piazze d’Italia (tra cui Roma, Bologna, Venezia, Milano, Torino, Napoli, Bari, Udine, Cosenza, Palermo), andrà in scena l’iniziativa “Stalle in piazza” promossa da Coldiretti, una forma di protesta degli allevatori in merito al calo delle quote latte.
Solo a Roma, in piazza del Campidoglio, è previsto l’arrivo di 1.500 addetti del settore con animali al seguito che, oltre allo stress patito a causa dello spostamento e del forte freddo di queste giornate, dovranno subire anche quello provocato dall’essere esposti in piazza, in mezzo a migliaia di persone, usati come mere macchine da produzione affinché l’allevatore possa difendere il “nobile” mestiere della mungitura.

Una vera e propria esposizione della cultura del dominio dell’uomo ai danni dell’animale, della prevaricazione di una specie su un’altra a difesa del guadagno scaturito dalla commercializzazione di un alimento che non è di nostra proprietà.
Contrariamente a quanto si possa pensare, o a quanto voglia far credere una cultura basata sullo sfruttamento di esseri senzienti per l’alimentazione altrui, le mucche non sono al servizio dell’animale umano, non producono latte per la tavola del consumatore e per natura non necessiterebbero di essere munte con i ritmi previsti dall’industria.
La mucca possiede il latte solo dopo aver partorito il vitello, un aspetto della vita naturale dell’animale che però è stato manipolato e mercificato a beneficio di chi lucra sulla vita di queste creature.

Per garantire la produzione di latte richiesta dal mercato, le mucche rinchiuse negli allevamenti, intensivi, estensivi o biologici che siano, sono ingravidate artificialmente a ritmi innaturali e quando partoriscono il vitello viene loro strappato. Il contatto tra madre e figlio viene concesso solo quando la mucca deve essere collegata alla macchina da mungitura, perché la presenza del vitello stimola la secrezione del latte materno.
Esattamente come avviane nel caso dell’essere umano, i cicli naturali sono gli stessi; perché allora una mamma di una specie deve essere privata del proprio figlio per produrre latte che andrà ad alimentare la prole di un’altra specie?
Bisogna inoltre sottolineare come l’essere umano sia l’unica specie animale a consumare latte anche dopo lo svezzamento, un alimento assolutamente superfluo e che causa non pochi danni alla salute.

Ma, tornando a ciò che accadrà questo venerdì, vogliamo esprimere ancora una volta tutto il nostro dissenso nei confronti di queste dinamiche di prevaricazione e di schiavitù, espressioni di una società che è ancora radicata a una cultura del dominio che miete miliardi di vittime ogni anno. Ma non vogliamo rischiare di ridurre tutto a un numero; è di vite che stiamo parlando e anche se solo una fosse spezzata il discorso non cambierebbe.
Oltre a essere appoggiato da organi governativi e personaggi famosi, “Stalle in piazza” ha ricevuto anche il sostegno dei supermercati Conad che, attraverso un comunicato pubblicato su Il Resto del Carlino, esprime la propria solidarietà agli allevatori definendo il gioco al ribasso del prezzo del latte “inaccettabile, eticamente riprovevole”.
Una dichiarazione che rafforza il processo di privazione di ogni soggettività a cui sono costretti gli animali ogni giorno; un’etica a senso unico che riduce la loro vita ad avere un valore solo in termini di peso e di guadagni.

Inaccettabile e eticamente riprovevole è il destino a cui, ancora oggi, vengono costretti miliardi di animali, privati di ogni possibilità di scelta e di libertà, servi e vittime di un sistema votato allo sfruttamento, finanziato e sostenuto da un consumatore ignaro della verità che si cela negli allevamenti animali o, peggio ancora, complice consapevole e schiavo a sua volta di ciò che vomita il mercato.
Le parole non sono sufficienti a descrivere la sofferenza fisica e morale cui sono costretti gli animali, che si tratti della produzione di carne, latte, uova, pelle, lana o quant’altro. Vi invitiamo quindi alla visione del documentario Alma che mostra in maniera approfondita la nonvita alla quale sono condannati i bovini per la produzione di latte.