Un gioco al massacro

42 giorni di tregua per i pesci perché abbiano il tempo di ripopolare i mari italiani, per poi tornare a depredarli.
Questa la decisione del ministro De Girolamo per sopperire alla carenza di pesci: ad iniziare dal mare Adriatico vi sarà un blocco della pesca della durata di 42 giorni per dare fiato ai pesci che devono potersi riprodurre per ripopolare le acque stremate dalla pesca intensiva.
A ripopolazione avvenuta, si tornerà a svuotare nuovamente i mari, lesionando i fondali e impoverendo gli ecosistemi, secondo un provvedimento che fanno apparire come fosse a favore delle specie ittiche.
Le specie che popolano i mari non si trovano lì per essere a nostra disposizione, non aspettano che qualcuno venga a rapirli dal proprio habitat per cibarsi di loro.
Da annotare anche il fatto che, mentre la pesca subirà questo blocco, la vendita di pesce però non accuserà arresti: sul banco del pescivendolo troveremo specie ittiche importate, contribuendo quindi allo svuotamento di altri mari e oceani geograficamente distanti da noi.
Questo significa anche l’incremento dell’inquinamento, delle emissioni di Co2 dei vari metodi di trasporto utilizzati per far arrivare merci dall’estero.
Come è accaduto già in passato e come accadrà ancora, questo è un provvedimento che fa alquanto discutere e che non lascia intravedere spiragli che portino a scelte realmente sostenibili ed etiche.
I mari soffrono, non è una novità: se non è la pesca ad uccidere chi li popola, ci pensano i pesticidi sempre più presenti nelle acque, come lo è il mercurio.
Ricordiamoci che l’estinzione di una specie vegetale o animale porta sempre con sé delle conseguenze e rischia di segnare la scomparsa di altre specie, un processo che porta verso una pericolosa involuzione.