VITTIME DEL MERCATO DELL’AVORIO

455 esemplari di rinoceronte abbattuti dai bracconieri solo da gennaio di quest’anno a oggi (al ritmo di due al giorno), 448 uccisi nel corso del 2011 mentre nel 2007 si registrarono “solo” 13 vittime, questi i numeri di una strage in continuo rialzo in questi ultimi anni.

Recenti ricerche hanno dimostrato che il bracconaggio degli elefanti in Africa non aveva mai fatto registrare un tasso così alto: oggi rimangono solamente 3200 esemplari di tigri in libertà.

Il mercato dell’avorio sta causando l’estinzione di molti esemplari e a questi ritmi l’esistenza di alcune specie animali resterà soltanto un ricordo, ma invece che ricorrere a soluzioni per arginare tutto questo c’è già chi pensa ad una loro clonazione. Dopo averli sterminati, distrutto il loro habitat naturale, stravolto interi ecosistemi, rimettono in vita gli animali estinti perché tutto possa ripetersi nuovamente.

Tutto questo accade a causa del mercato dell’avorio, i traffici illegali di zanne e corni sono sempre più frequenti, in alcuni Paesi orientali la richiesta di corni di rinoceronte è molto alta per l’utilizzo che se ne fa nella medicina tradizionale locale.

Mamma e cucciolo di rinoceronte di Giava… una specie da poco estinta.

Il Vietnam è in assoluto il Paese che registra più vittime tra tigri e rinoceronti, come quella caduta dell’agguato di un bracconiere, l’ultimo esemplare della specie Giava. Il mercato del corno di rinoceronte negli ultimi anni ha alimentato anche il traffico di corni rubati dai musei, caso verificatosi anche in Italia dove si temono possibili uccisioni di animali negli zoo per impossessarsi di questo “trofeo”.

Bracconiere taglia il corno ad un rinoceronte lasciandolo in vita… mai il rinoceronte resterà in vita solo qualche ora, tra agonia e tormento.

Gli animali cacciati per l’avorio vengono mutilati quando sono ancora vivi e lasciati agonizzanti morire per dissanguamento dopo che i bracconieri si sono impossessati dei loro corni o delle loro zanne.

Un mercato che viene alimentato anche dal denaro delle guerre (avorio in cambio di armi), come in Congo, dove gli elefanti sono cacciati dagli stessi guerriglieri dell’esercito ugandese, uno dei più stretti alleati degli Stati Uniti in Africa.

Solo nel 2011 sono state sottratte agli animali 40 tonnellate di avorio, dato che equivale alla morte di 4000 elefanti.

Le politiche anti bracconaggio messe in atto dai governi dei Paesi coinvolti non sembrano trarre risultati efficaci, segnali positivi giungono solo dal Nepal e dall’India dove il numero di vittime è sceso sensibilmente.

Il problema, come spiega il direttore del parco di Garamba (Luis Arranz), è lo stesso del mercato della droga, fin quando le persone continueranno a comprare e pagare l’avorio sarà impossibile arrestare questi traffici.

Affermazione tristemente vera e i dati parlano chiaro: migliaia di vittime ogni anno, molte specie a continuo rischio di estinzione, ennesima tortura su creature viventi facilmente evitabile.

Ci appelliamo alla coscienza delle persone perché queste informazioni non smettano mai di girare, perché chi acquista oggetti in avorio sia spinto a smettere, cessando così di finanziare questo mercato di morte.