Vivisezione: verso un attivismo consapevole

Negli ultimi mesi, nell’ultimo anno, spesso si è parlato, tanto nel movimento animalista quanto in quello antispecista, di vivisezione. Purtroppo, però, come accade anche per altri temi, a parlarne non sono solo persone con conoscenze scientifiche e solide in materia, come medici contro la vivisezione, ma anche persone comuni, come lo siamo noi e come lo sono molti di quelli che ci stanno leggendo ora, in questo momento.
Può essere davvero riduttivo e pericoloso per la lotta che si sta conducendo pensare di poter contrastare le affermazioni di un ricercatore che fa vivisezione avendo semplicemente letto qualcosa su internet e, nella migliore delle ipotesi, articoli di giornale o qualche libro, ma molto probabilmente già schierato dalla parte antivivisezionista (siamo sinceri, quanti di noi contrari alla vivisezione si sono messi di impegno a leggere articoli e testi in cui si prende come metodo scientifico valido la sperimentazione animale?).
Trattare tematiche così tecniche e scientifiche senza una adeguata preparazione, senza aver condotto studi in merito, rischia di essere deleterio per la causa per cui si lotta, correndo il rischio di ritrovarsi a non saper argomentare ciò che si sostiene.

Abbiamo tutti bisogno di una grande dose di umiltà per essere credibili agli occhi di chi vogliamo sensibilizzare e non arroganza e, nei casi peggiori, aggressività e frustrazione.
Puntare sulla propria esperienza, sul perché si è contrari alla sperimentazione animale, può essere un approccio molto più credibile ed efficace piuttosto che cercare di convincere il prossimo intraprendendo discussioni scientifiche alla lunga difficilmente sostenibili.
Earth Riot è un movimento antispecista e quindi anche animalista; da sempre ci siamo definiti contrari alla sperimentazione animale e abbiamo voluto condividere con voi questa riflessione perché riteniamo che sia sempre necessario interrogarsi sulle modalità di attivismo da portare avanti.
Piazzarsi in mezzo alla strada urlando frasi prive di contenuti o i cui contenuti sono da noi, in prima persona, pressoché inspiegabili e insostenibili è la strada giusta per farsi dare dei fanatici e questo non fa altro che allontanare le persone e mettere in cattiva luce il movimento nella sua interezza.
Noi crediamo fermamente nel dialogo e nel risveglio delle coscienze, percorso lento, forse, ma efficace.

Decidere di fare attivismo è una scelta nobile, ma se questo non diventa un pretesto per sfogare frustrazioni personali, per mettersi in luce fingendo di essere esperti, rischiando poi di fare brutte figure.
A nostro avviso, per arrivare veramente alle persone, facendo così il bene della causa per cui si lotta, servono grandi dosi di umiltà, sincerità e apertura.

Se, come sostengono i ricercatori, la sperimentazione animale è così necessaria e offre garanzie certe sugli effetti di un determinato farmaco sull’essere umano, allora perché i medicinali sono sempre accompagnati da bugiardini infiniti? Da cosa è dovuta la necessità di fare così tante premesse mettendo le mani avanti sui possibili effetti collaterali? Perché, se la sperimentazione animale è una scienza così esatta da essere ritenuto, quello animale, un sacrificio necessario, ogni anno un numero imprecisato di persone muore a causa di un farmaco che invece le avrebbe dovute curare?
Interroghiamoci su questi punti, ad esempio, questioni semplici che possono essere portate all’attenzione di chiunque, aspetti che possono essere sufficienti per avviare una riflessione, per essere maggiormente credibili e non passare come fissati, convinti a prescindere per l’empatia che si prova verso gli animali.