Wwf & RSPO presentano… La biotruffa: l’olio di palma sostenibile NON esiste!

Non esiste un mercato sostenibile e biologico dell’olio di palma: questo concetto deve essere molto chiaro e lo ripeteremo fino a quando sarà necessario.

Nei giorni scorsi il Wwf ha siglato una classifica dei “bravi bambini”, indicando le multinazionali e le aziende che fanno uso di olio di palma certificato come sostenibile; tra queste spiccano i nomi di Ferrero, Unilever, Ikea, Barilla. Ma chi è che fornisce questa certificazione che attesta la provenienza dell’olio di palma da fonti gestite in maniera sostenibile?teschio rspo
L’ente si chiama RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil) nato nel 2004 e fondato da multinazionali che producono o acquistano olio di palma, come ad esempio la stessa Unilever, elogiata dal Wwf, una delle aziende fondatrici di questo organo di facciata che serve loro per mascherare i crimini nei confronti dell’ambiente e dei diritti umani che si celano dietro questo mercato.

Recentemente Earth Riot ha redatto il dossier Stop Olio di Palma – Dalla pianta alla tavola: nessuno è risparmiato, aggiornato e approfondito sulla questione olio di palma, nel quale, tra tutti gli altri aspetti, viene spiegata la truffa del mercato biologico di questa sostanza:

Anche numerosi prodotti biologici che si trovano in commercio riportano sull’etichetta la presenza di olio di palma tra gli ingredienti, in questo caso precisando la provenienza da una agricoltura biologica. Nulla di più falso. Dal 2012 il marchio RSPO è obbligatorio per la GDO (grande distribuzione organizzata)

Ma cos’è l’RSPO?

Il Roundtable on Sustainable Palm Oil nasce nel 2004 dall’unione di Aak, Migros, MPOA (Malesyan Palm Oil Association), Unilever (che di sostenibile poco ha mai avuto) e, per dare un tocco di green a tutte le sopracitate che di green di per sé poco hanno, WWF.

Lo stesso anno, e poi un anno dopo, ecco l’ingresso di due multinazionali che hanno fatto e continuano a fare la storia dell’olio di palma: rispettivamente Cargill e Wilmar Ltd, proprio quella che è stata accusata qualche mese fa degli incendi di Sumatra. Cosa ci sarebbe quindi di sostenibile in tutto questo?

Ma anche il WWF, che tra tutti dovrebbe essere quello con gli interessi più puramente ambientalisti, è in realtà un’associazione implicata in diversi scandali che fanno crollare la sua immagine di protettore del Pianeta: legna illegale, safari poco ecologici, monocolture, etc.

E, per concludere, così come non vi è nulla di sostenibile nella produzione su larga scala di questa sostanza, così non vi è nemmeno niente di biologico, perché l’olio di palma viene coltivato con tecniche monocolturali che non permettono al suolo di ottenere il naturale ricambio di nutrimenti necessari per rigenerarsi, condannandolo e contribuendo sempre più al fenomeno della desertificazione.

In pratica, le multinazionali del settore hanno creato un organo da loro gestito attraverso il quale fanno apparire sostenibile ciò che invece sta causando la scomparsa delle aree tropicali del Pianeta.

Una protesta della popolazione locale contro l’RSPO

Prendiamo la Wilmar, ad esempio, anni fa applaudita dal Wwf per le sue azioni sostenibili, azioni che vanno da l’esproprio delle terre dei contadini indonesiani, privati del terreno, del loro lavoro e del mezzo col quale si sostentano, sopravvivono, all’inquinamento delle acque della zona a causa delle sostanze chimiche espulse dalle fabbriche di olio di palma.
Ma è sufficiente andare con la memoria all’estate scorsa, quando la Wilmar, insieme all’azienda malese Sime Darby, anch’essa membro RSPO, diede fuoco per tre volte nel giro di due mesi alle foreste di Sumatra nell’intento di creare nuove aree nelle quali erigere monocolture di palme da olio.

Sumatra, estate 2013, gli incendi appiccati da Wilmar e Sime Darby.

Sumatra, estate 2013, gli incendi appiccati da Wilmar e Sime Darby.

Vale la pena, però, spendere anche qualche parola su chi sta facendo in modo di far apparire pulite tutte queste corporazioni, ossia un’associazione presunta ambientalista, che di pulito, di green, ha molto poco.
Restando sempre in Indonesia c’è da ricordare come il Wwf, per arrotondare i propri introiti, organizzi safari per turisti alla modica cifra di 10.000 dollari, generando inquinamento, rumore che terrorizza gli animali, e senza neanche creare occupazione per i popoli locali, ma portando persone da impiegare dall’occidente.
Ma almeno in questo caso gli introiti sono evidenti, perché invece dei fondi raccolti nel’ambito della campagna per salvare gli orango del Borneo non se ne sa più nulla, un vero e proprio progetto non è mai esistito e nel frattempo gli animali continuano a morire schiacciati da un sempre crescente mercato dell’olio di palma.
L’associazione ambientalista si è contraddistinta negativamente anche in Sud America, appoggiando aziende produttrici di soia perché possano estendere le coltivazioni, dove però vengono usate sostanze chimiche altamente nocive per l’ambiente, per le persone e per gli animali.
Tutte queste informazioni che vi stiamo fornendo sono tratte dal film documentario Il patto con il panda (Der Pakt mit dem Panda), largamente diffuso in Germania, patria, tra l’altro, della Wilmar.

Come è nostra abitudine, anche questa volta non abbiamo fatto altro che fornirvi un po’ di verità, di informazione pulita; ora sta a voi decidere se credere a quanto sostenuto da colossi che hanno come unico fine un guadagno smisurato, oppure a delle persone come voi, che non ricevono soldi da nessuno e che impiegano il proprio tempo volontariamente nel tentativo di fornire a tutt* i mezzo per non alimentare un mercato di sfruttamento a 360°.

Un’ultima raccomandazione, sempre la stessa, ma doverosa: leggete attentamente le etichette dei prodotti, evitate quelli che riportano le diciture olio vegetale, grasso vegetale, palmate, palmitate e tutti quelli biologici che riportano la presenza di olio di palma* (*proveniente da fonti gestite in maniera sostenibile) per le ragioni appena discusse.attenzione odp

Siate voi il cambiamento!

2 thoughts on “Wwf & RSPO presentano… La biotruffa: l’olio di palma sostenibile NON esiste!

  1. Articoli di informazione interessanti. Infatti dovevo comprare una besciamella VEG ma quando ho letto olio di palma l’ho lasciata sullo scaffale. E’ indecente come le Multinazionali del profitto economico riescano ad allungare le mani.
    Grazie

    • Grazie a te Silvia, ti giriamo questo breve ricettario col quale puoi semplicemente prepararti a casa alcune ricette, compresa quella della besciamella veg :) http://earthriot.altervista.org/Ricette_sostenibili.pdf
      Stiamo lavorando su altre ricette per trovare il modo di poter fare a meno, o utilizzare meno possibile, di prodotti a base di soia considerando che viene tutta prodotta attraverso colture intensive, è difficile sapere con certezza la provenienza ed il rischio di contaminazioni OGM è sempre più elevato.
      Speriamo che il ricettario ti sia utile, buona giornata :)

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