OMICIDI - REGIMI OPPRESSIVI - MULTINAZIONALI - "PROGRESSO" - SFRUTTAMENTO - IMPATTO AMBIENTALE

"NEL MONDO SI CONTANO 370 MILIONI DI INDIGENI ED UNA PARTE DI LORO RISCHIA DI MORIRE IN OGNI MOMENTO"

Il 27 gennaio di ogni anno l'umanità intera celebra il Giorno della Memoria e ricorda l'Olocausto... quei tristissimi tempi sono ormai lontani, restano impressi nella storia e nella memoria di molti. Il dramma dei giorni nostri è che simili stermini continuano ad avvenire, silenziosamente, in angoli remoti del Mondo, sfuggendo così alla vista dell'opinione pubblica. Intere popolazioni indigene scompaiono schiacciate dal mercato, spazzate via dalla fame di potere di Corporazioni, Multinazionali ed aziende senza scrupoli. Ciò che possiamo fare noi è non essere indifferenti a tutto questo, parlarne, far conoscere questi fatti in modo che almeno la memoria di queste tribù possa sopravvivere e ogni giorno, quando facciamo la spesa, quando ci accingiamo ad acquistare un qualsiasi prodotto, domandiamoci cosa possa esserci dietro.



IL NOSTRO CONSUMISMO PUÒ CONSUMARE ALTRE PERSONE!!!



La tragedia degli Indiani Americani si sta ripetendo, ma compressa in un tempo più breve. Dove 10 anni fa c'erano centinaia di indios, ora ce ne sono poche decine. (Lewis)

LE POPOLAZIONI INDIGENE BRASILIANE DELL'AMAZZONIA
Le tribù indigene di queste zone del Mondo ogni giorno pagano sulla propria pelle il prezzo del progresso. Gli interessi delle grandi corporazioni, delle grandi multinazionali non si fermano di certo davanti alla resistenza che possono fare le persone nel tentativo di proteggere le proprie terre che popolano, coltivano e rispettano da centinaia di anni. La necessità di aumentare le produzioni, di trovare nuove risorse alle quali attingere e nuovi spazi nei quali far sorgere i propri stabilimenti passa sopra la vita di questi indigeni, che è ritenuta sacrificabilissima da parte di queste aziende. Queste sono le storie tristemente reali di tribù come gli AWA e come gli AKUNTSU, ma chissà quante altre ne esistono, storie di omicidi e regimi oppressivi che stanno causando la scomparsa di questi popoli.

LA DECIMAZIONE DEGLI AWA: sono rimasti solo 355 membri (ma il numero potrebbe già essere sceso) della tribù amazzonica degli Awa, che riceve costanti attacchi da questi eserciti privati di mercenari, assoldati dalle multinazionali allo scopo di intimidire e spesso eliminare quegli ostacoli che non permetterebbero l'utilizzo delle terre, poco importa se gli ostacoli sono rappresentati da persone indifese. Una decimazione, quella subita dagli Awa, causata dal desiderio di queste aziende di appropriarsi del legname e di altre risorse che la foresta amazzonica offre. Partecipi di tutto questo anche la Comunità Economica Europea e la Banca Mondiale, che già negli anni '80 diede il via ad una estrazione di massa di ferro e oro da quelle zone; questo portò alla costruzione di strade e ferrovie che mutarono l'ecosistema originale sconvolgendo la vita di questi popoli. Le multinazionali effettuano continuamente pressioni sui governi in modo da poter aggirare le leggi per arrivare a spartirsi tra di loro il dominio sui vari territori da sfruttare, gli interessi privati di queste grandi aziende prevalgono su quelli pubblici dei singoli paesi e le persone colpite non hanno alcun modo di difendersi.

"IL PIANO DELLA BANCA MONDIALE DEGLI ULTIMI 30 ANNI CONSISTE NELL'ASSICURARSI CHE I PAESI DEBOLI DI TUTTO IL MONDO PROMUOVANO LEGGI FAVOREVOLI AGLI INTERESSI DELLE GRANDI AZIENDE MINERARIE"

AKUNTSU, UNA TRIBÙ CHE STA SCOMPARENDO: sono solo in 5 i sopravvissuti al massacro che sta avvenendo nello stato brasiliano di Rondonia, in mezzo a piantagioni di soia e agli allevamenti, ma presto lo sterminio sarà completato. Nessuno capisce perfettamente la loro lingua quindi non è possibile sapere precisamente quali orrori si siano consumati in questa zona, però è stato accertato che gli allevatori che hanno occupato la loro terra hanno ucciso tutti gli altri membri della tribù, distrutto i villaggi e coperto ogni prova. I 5 superstiti non possono che continuare a danzare su quel poco di terra che gli è rimasta, attendendo che si compia anche il loro destino, ricordando chi non c'è più e lasciando a noi la testimonianza delle barbarie che altre persone hanno commesso su di loro, vivevano in libertà senza dare fastidio a nessuno, sono stati usurpati e massacrati per gli interessi di altri simili.



I GUARANÍ-KAIOWA E LA COSCIENZA COLLETTIVA: i Guaraní-Kaiowa sono un gruppo etnico che abita tra Brasile e Paraguay. Le continue deforestazioni patite in quelle zone, causate dal costante aumento di piantagioni destinate al commercio mondiale, hanno costretto questo popolo a ritirarsi in lembi di terra sempre più piccoli, promossi a stato di riserva nel 2004. I piccoli appezzamenti nei quali vengono segregati non sono sufficienti perché possano mantenersi con l'agricoltura, molti bambini soffrono di malnutrizione e questo costringe adulti e ragazzi a cercare lavoro presso quelle stesse piantagioni che li hanno privati della propria terra. I Guaranì sono soggetti anche a continui atti di razzismo e discriminazione da parte delle forze dell'ordine: si stima che 200 di loro siano in carcere intrappolati in un sistema legale che non conoscono e nessuno gli spiega e senza ottenere alcuna assistenza. Nemmeno gli atti di violenza fisica li risparmiano: da citare il caso di Marcos Verón, che fu uno dei capi Guaraní, picchiato a morte nel 2003. Questo popolo conta 518 suicidi tra i suoi appartenenti solo negli ultimi 20 anni, privati di ogni speranza per il futuro si lasciano andare a loro stessi; molti di loro sono ragazzi piuttosto giovani come Luciane Ortiz che aveva solo 9 anni. Nell'ottobre 2012, in seguito alla minaccia di sfratto da parte del governo brasiliano (che a quanto pare preferirebbe destinare le terre dei Guaraní alle grandi multinazionali che bramano sempre più spazi verdi da disboscare e cementificare), 170 indios Guaraní-Kaiowa hanno minacciato di uccidersi (tra loro anche 70 bambini), se la terra in cui vivono (il piccolo villaggio di Pyelito Kue) verrà loro sottratta. Questo si legge nella lettera che la tribù ha inviato al presidente del Brasile, chiedendole un intervento per bloccare lo sfratto deciso dal tribunale federale di San Paolo. Gli indios sostengono fermamente che non sono disposti ad abbandonare la loro terra da vivi e minacciano il suicidio collettivo e si dichiarano pronti ad opporsi ai pistoleros assoldati dalle grandi corporazioni che pretendono quelle terre a rischio della propria vita.

AVVOCATI SENZA FRONTIERE: si ricercano legali, giuristi e avvocati interessati a supportare la causa degli indigeni Guaraní-Kaiowa. Se interessati, scrivere a: [email protected]
PETIZIONI PER SOSTENERE LA CAUSA DEI GUARANÍ: clicca qui per visualizzare le petizioni in corso!
LETTERA PER SOSTENERE I GUARANÍ: cliccando qui accederai al sito di Survival dal quale potrai spedire una lettera online al governo Brasiliano affinché tuteli la tribù dei Guaraní.

COLOMBIA - INDIA - BOTSWANA
(tre diversi territori, stessi regimi oppressivi)

LE GUERRE: importante fattore di oppressione verso le varie popolazioni, in Colombia gli indios locali rimangono costantemente coinvolti negli scontri tra guerriglieri, paramilitari ed esercito. Segnaliamo la vicenda del popolo Nukak, costretto dai conflitti ad abbandonare le proprie terre, dal governo locale non ricevono alcuna tutela, sono a rischio di vita ogni giorno, anche per il forzato cambio di alimentazione al quale sono stati obbligati spostandosi, che ha portato l'insorgere di nuove malattie (muoiono anche solo di dissenteria). Sono lasciati ai margini di tutto quanto, nessun tentativo di integrazione viene fatto nei loro confronti, in pochissimi conoscono lo spagnolo, i bambini non possono andare a scuola ed inesorabilmente anche questo popolo attende la propria scomparsa.

INDIA E COMPAGNIE MINERARIE: 8000 sono i superstiti confinati sulle colline del Niyamgiri, si tratta della popolazione dei Dongria Kondh che si sono visti privare delle proprie terre da parte delle compagnie minerarie britanniche, la Vedanta tra tutte, che in quella zona progetta un'enorme miniera di bauxite. In questo caso l'unica strada da percorrere (l'associazione Survival se ne sta occupando) pare essere quella di fare pressione sugli investitori (tra questi anche l'italiana Intesa San Paolo) in modo che abbandonino il progetto come ad esempio ha fatto il governo norvegese.



BOTSWANA - ACQUA BENE NON COMUNE: una sentenza dell'Alta Corte del Botswana riconosce il diritto degli indigeni di continuare a vivere nelle loro terre, come previsto tra l'altro dall'accordo siglato dall'Unione Europea per salvaguardare quelle terre. Ma il governo africano ha un'idea diversa di salvaguardia, in particolare per il deserto del Kalahari, terra ancestrale dei Boscimani, ha fatto cementare il pozzo, che era l'unica forma di sostentamento di questa tribù, ordinando che non venga mai riaperto col pretesto di volerli inserire nella società. Nel frattempo però ha ordinato la perforazione di altri tre pozzi, questi destinati alle attività minerarie, al turismo, tutte azioni guidate e conseguenza di una sola cosa: DIAMANTI!!!



PATAGONIA SENZA DIGHE
(L'Enel con i nostri soldi saccheggia le riserve d'acqua di questi popoli)

Tempo fa, assistendo ad una conferenza organizzata nell'ambito della campagna Patagonia Senza Dighe, siamo venuti a conoscenza dei fatti che coinvolgono questa regione, sia da parte cilena che argentina, un'opera di privatizzazione delle sorgenti naturali presenti in queste terre che vedrebbe coinvolta anche l'italiana Enel. Queste iniziative sono le uniche occasioni per saperne di più sull'argomento, la nostra stampa non ne parla molto; si tratta del progetto Hydro-Aysén, che prevede la costruzione di cinque centrali idro-elettriche sul rio Baker, il principale fiume della Patagonia Cilena (già negli anni '80 il governo di Pinochet mise in vendita l'acqua di queste sorgenti, e nel 2009 ad appropriarsene è stata una società appartenente per il 92&emp; a Enel). I lavori preliminari sono gi` stati avviati, il progetto è datato 2006 e oltre alle centrali con conseguenti dighe è prevista la costruzione di un elettrodotto lungo quasi la metà del territorio cileno, 2300 kilometri scanditi da centinai di torri dell'altezza di 70 metri l'una che attraverseranno parchi e aree protette.

LE CONSEGUENZE DI TUTTO QUESTO?
A rischio l'intero clima mondiale, i mutamenti che avverrebbero in Patagonia sarebbero molto rilevanti per le vaste riserve di ghiaccio che si trovano in quelle zone e il loro perdurare verrebbe messo a serio rischio, così come per le preciptazioni a livello mondiale. La presenza delle cinque dighe danneggerà l'ecosistema fluviale, lo scorrere non più naturale dell'acqua influenzerà la riproduzione delle specie ittiche presenti, oltre che a cambiare il clima della zona.
Le popolazioni della zona si sono ribellate costituendo appunto questo movimento, proponendo l'attuarsi di alternative che siano di minore impatto, come puntare maggiormente sul fotovoltaico... ma le grandi aziende ascolteranno?



CONSIDERAZIONI: opporsi a queste costruzioni, a queste opere non significa essere contrari al progresso, in un momento storico come quello in cui ci troviamo bisogna puntare su progetti che portino a preservare quelle poche risorse che ancora sono rimaste e con loro quegli angoli ancora incontaminati del Pianeta. Non è sbagliato andare alla ricerca di nuove forme energetiche che possano essere meno inquinanti, diminuendo così l'impatto ambientale a favore della sostenibilità, il problema sono i mezzi che vengono impiegati perché questo sia possibile, il rispetto che si ha verso gli altri popoli e verso le terre che ci ospitano e che appartengono al Pianeta e non a qualche multinazionale.

PERÙ - Dopo i danni causati dalla compagnia petrolifera Shell, ecco un nuovo progetto di sfruttamento delle risorge gassose che mette a rischio le popolazioni indigene.

Di seguito la dichiarazione originale delle Nazioni Unite per la tutela di questi popoli e territori: (Roma 11 aprile) Le terre delle popolazioni incontattate devono essere considerate inviolabili e le risorse naturali al loro interno devono essere protette dall'acquisizione di diritti da parte di enti pubblici o privati.
Il presidente peruviano non è però di questo avviso: dopo aver condotto una campagna elettorale rivolta alla tutela dei territori, una volta eletto ha cambiato intenzioni approvando continuamente senza sosta un gran numero di progetti che prevedono lo sfruttamento del gas e del petrolio. A poco è servita la lezione patita già negli anni '80 grazie alle esplorazioni condotte dalla Shell che hanno causato la morte di metà del popolo dei Nahua, aprendo sentieri prima inesistenti in quei territori hanno dato il via al proliferarsi di malattie che per alcuni sono state fatali. Ora è il turno del consorzio Camisea, costituito dalla statunitense Hunt Oil e dalla spagnola Repsol (entrambe già incriminate per violazioni dei diritti umani) sfruttare questi territori incontaminati. Camisea beneficia, tra l'altro, degli aiuti che l'amministrazione locale gli sta fornendo, che privilegia gli interessi di queste aziende e ignora gli impegni presi in precedenza per la tutela dei popoli indigeni, permettendo il continuo sfruttamento delle risorse naturali. Il progetto Camisea (per l'estrazione di gas e petrolio) è localizzato nel Perù sud-orientale; se non si pone un freno a questa iniziativa, gli impatti ambientali e sociali che esso causerà saranno devastanti e diverse popolazioni indigene ancora incontattate che si trovano in queste zone sono ignare di cosa potrebbe accadere alla loro terra e alla propria vita.



PETIZIONE per chiedere al Presidente del Perù di tutelare le popolazioni indigene coinvolte

LA RESISTENZA DELLA POPOLAZIONE DEGLI OGONI (in memoria di Ken Saro Wiwa)

Miei fratelli, mie sorelle,
danzate, danzate, danzate.
Danzate la vostra rabbia e la vostra gioia.
Danza, popolo mio,
perché abbiamo visto il domani,
e c'è una stella Ogoni nel cielo

Ken Saro-Wiwa

La tribù degli Ogoni vive sul Delta del Niger (Nigeria), sopra molti giacimenti di gas e petrolio, per questo da ormai più di dieci anni quelle zone hanno subito drastici mutamenti dovuti alle devastazioni causate dallo sfruttamento di queste risorse naturali. Il saccheggio che viene effettuato in questa regione da parte della Shell ha causato enormi danni all'ambiente, all'ecosistema in generale, e messo a rischio la vita delle varie popolazioni indigene, liberando sostanze inquinanti e cancerogene come il benzene.



Ken Saro-Wiwa, poeta ambientalista e candidato al premio Nobel per la Pace, è stato giustiziato 15 anni fa assieme ad altri 8 attivisti per essersi fermamente opposto agli sfruttamenti e alle violenze che la Shell commetteva sul suo popolo e sulla sua terra. Fondatore del Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni, per anni si è battuto contro i danni ambientali causati dalla compagnia petrolifera e contro la miseria e l'arretratezza alla quale viene abbandonato il suo popolo. Il poeta ambientalista diede origine ad una vera e propria mobilitazione riuscendo così ad interrompere la produzione di greggio della Shell e a minare il sistema di corruzione e autoritarismo su cui si reggeva il regime di Abacha (regime militare nigeriano).
Ken Saro-Wiwa fu impiccato il 10 novembre del 1995.
Shell, 15 anni dopo la morte del poeta attivista, ha accettato di pagare 15 milioni e mezzo di dollari (11,1 milioni di euro) per evitare di comparire in un imbarazzante e clamoroso processo, visto che dal 1995 è perseguita dall'accusa di complicità con l'ex regime militare nigeriano; questo fa capire quanto sia sporca questa multinazionale. Pensiamo che se Ken Saro-Wiwa fosse stato ancora in vita avrebbe comunque gioito di questa notizia, come infatti fece per lui suo figlio Saro-Wiwa Jr; forte era l'amore del padre per la loro terra, per il loro popolo, per le loro origini. Queste sono le ultime parole pronunciate dal poeta prima dell'esecuzione: Il Signore accolga la mia anima, ma la lotta continua.
Una persona così non dovrà mai essere dimenticata...


Queste sono solo alcune delle storie silenziose i cui fatti dovrebbero essere raccontati e denunciati. Il nostro piccolo contributo sta anche nel ricercare costantemente queste vicende per darvi risalto e lo spazio che meritano.
Se conoscete una storia che non appare ancora in questa sezione, segnalatecela!