Venezuela: la “tempesta perfetta”

Garimpeiros è il termine utilizzato per definire i cercatori d’oro illegali dell’America Latina, per quanto questa pratica possa definirsi legale ai fini della preservazione della Terra.
In Venezuela negli anni Novanta c’è stata un’esplosione di questo fenomeno, con numerosi garimpeiros che hanno attraversato il confine dell’Amazzonia per iniziare a scavare fossati nel mezzo della foresta pluviale al fine di estrarre metalli preziosi.
Una “tempesta perfetta” che vede migliaia di minatori in tutto il Venezuela, e molti altri provenienti da Brasile e Guyana, minacciare l’integrità ambientale attraverso l’erosione idraulica del suolo, la deforestazione e l’uso indiscriminato di mercurio, sostanza largamente usata nel settore per estrarre l’oro dai sedimenti.
Un fenomeno che ha portato alla costituzione di gruppi mafiosi, guerriglieri, all’incremento dei casi di corruzione, prostituzione, traffico di esseri umani, schiavitù, sfruttamento del lavoro minorile e all’aumento ogni anno dei casi di malaria.
Queste attività illecite minano il fragile equilibrio dell’ecosistema amazzonico, il potenziale idroelettrico dell’America Latina, la salute la vita dei popoli indigeni e creoli che abitano le zone colpite.venezuela
La “tempesta perfetta” sembra essere stata stata scatenata dall’opera di “ri-nazionalizzazione” condotta dal governo venezuelano, che a partire dal 2008 ha portato molte compagnie estere ad abbandonare il paese; un fenomeno insolito che ha visto l’incremento dello sfruttamento ambientale il congedo delle multinazionali che avevano monopolizzato la zona, come nel caso della canadese Crystallex.
Il documentario Amazonas Clandestino – La Mafia del Oro en Venezuela mostra il rapporto di corruzione tra militari e minatori e la formazioni di gruppi tra i prigionieri delle carceri che possano garantire il controllo delle miniere.
Lo stesso documentario denuncia lo sfruttamento dell’acqua del fiume Caroni, impiegata per la perforazione del suolo in aree precedentemente deforestate tramite l’utilizzo di bombe idrauliche.
Una volta estratte le quantità più importanti dei minerali preziosi, i minatori abbandonano l’area deforestata per passare a un’altra zona, lasciando dietro di sé un’immensa piscina di fango, fluidi umani, mercurio e gasolio che appesta la foresta pluviale.
Il mercurio è un metallo pesante bioaccumulativo, il che significa che una volta introdotto nel corpo non viene smaltito ma assorbito dal tessuto umano, e questo fenomeno riguarda anche le specie vegetali e animali che, una volta entrate in contatto con questa sostanza, rimangono avvelenate e diffondono la contaminazione alle altre specie con cui interagiscono.
Anche solo lo 0,01% di contaminazione da mercurio potrebbe provocare grandi conseguenze sull’integrità della biodiversità vegetale e animale così come sugli stessi lavoratori che hanno manipolato la sostanza, che può provocare problemi congeniti trasmessi anche per generazioni, come nel caso della sindrome di Minamata.
Nel 1985, attraverso una ricerca scientifica, è stato rilevato un alto tasso di contaminazione tra i residenti che vivono lungo il fiume, con presenza di mercurio nei tessuti del sangue e nei capelli; studi effettuati tra il 2004 e il 2008 in Venezuela hanno evidenziato la stretta connessione tra questa contaminazione e la presenza delle miniere d’oro.
La ragione di questo alto tasso di contaminazione dei sedimenti della regione amazzonica e dei fiumi Caroni e Cuyuni risale al 1829, l’epoca dell’oro del paese, quando in Venezuela vennero estratti 486 chilogrammi di questo minerale e da allora l’impiego del mercurio ha visto un picco funzionale a massimizzare le operazioni d’estrazione.
Molte miniere si trovano in territori indigeni indipendenti noti come Areas Bajo Régimen de Administración Especial (or ABRAES), che comprendono il Parco nazionale di Canaima, Duida Marawaka, Yapacana, Parima Tapirapeco, La Neblina e nella Riserva della Biosfera di Alto Orinoco-Casiquiare, e uno studio del 2013 pubblicato da Red ARA mostra gli elevati e preoccupanti livelli di contaminazione da mercurio nelle comunità indigene di Ye ́kuana e Sanema.
Circa il 92% delle donne appartenenti a queste comunità indigene soffre di contaminazione da mercurio superiore a 2 mg per chilo, il limite fissato dall’OMS, e il 37% di loro ha mostrato complicazioni nel corso di gravidanze, sempre da ricondurre all’esposizione alla sostanza incriminata.
Il presidente venezuelano Maduro, per sopperire allo stato di corruzione e devastazione della Terra, ha lanciato un’appello alle compagnie estere affinché tornino a investire nel paese, una strategia alquanto pericolosa considerando che le varie multinazionali potrebbero sfruttare a loro favore questa situazione per saccheggiare il paese avvalendosi delle forze militari corrotte e dei gruppi mafiosi.
L’obiettivo non dovrebbe essere quello di cambiare l’origine di chi estrae oro, quanto invece porre un freno a questo mercato e all’impiego di sostanze che stanno contribuendo alla morte di una parte dell’Amazzonia a livello ambientale, animale e sociale.

Fonte: Mongabay