Cianuro nei fiumi: ONU complice di Barrick Gold

Nel settembre 2015 lo sversamento di circa un milione di litri d’acqua mista a cianuro dalla miniera d’oro di Veladero (Argentina), a seguito della rottura di una delle tubature, ha provocato la contaminazione di 5 fiumi nella provincia di San Juan.
Un disastro ambientale passato in sordina, anche grazie all’azione di lobbying condotta dalla multinazionale canadese Barrick Gold, proprietaria della miniera.
Un triangolo di corruzione e complicità che, oltre alla multinazionale in questione e al governo argentino, vedrebbe coinvolto anche un organo di controllo che fa riferimento all’ONU, l’UNOPS: Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi ed i progetti.
Dopo altri tre sversamenti di acqua e cianuro, verificatisi sempre nel settembre 2015, il dipartimento di Jachal (situato a nord della provincia di San Juan) ha avviato un provvedimento per far luce sull’accaduto per il quale l’UNOPS ha un ruolo centrale.
Il rapporto redatto dall’organo dell’ONU, che di fatto ha confermato il verificarsi di danni ambientali nelle zone più vicine al sito della miniera, ha però escluso che possano esserci ricadute per la popolazione e per la fauna locale.
Risultati che hanno destato non poche perplessità portando alla scoperta che l’ALS CORPLAB, laboratorio per le analisi ambientali utilizzato dall’UNOPS per verificare la tossicità delle acque fuoriuscite dalla miniera di Veladero, è strettamente legato a Barrick Gold.
La multinazionale canadese, prima al mondo nel campo dell’estrazione di metalli preziosi e che la vede operare in Argentina, Australia, Canada, Cile, Repubblica Dominicana, Papua Nuova Guinea, Perù, Arabia Saudita, Stati Uniti e Zambia, nel corso degli anni ha fatto spesso utilizzo del laboratorio in questione nell’ambito di altri progetti minerari: ALS CORPLAB avrebbe tra i suoi direttori degli ex funzionari di Barrick Gold oltre a numerosi dipendenti in comune.
Questa verifica ha messo a nudo il ruolo dell’UNOPS in questa vicenda, che già nel 2014 firmò un accordo con il governo di San Juan pari ad oltre 2 milioni di dollari per assicurarsi il controllo dell’attività mineraria nella zona.
Parallelamente, mentre l’organo dell’ONU concludeva rapidamente le indagini dichiarando che l’inquinamento dei 5 fiumi coinvolti nello sversamento era stato causato perlopiù da metalli pesanti di differente provenienza, gli esami condotti dall’Università Nazionale di Cuyo (UNCuyo) offrivano dati diversi, rilevando anche tracce di boro e arsenico ben al di sopra dei limiti previsti dalla legge per i rifiuti pericolosi e ricollocando al centro della questione il ruolo di Barrick Gold.
La tempistica della divulgazione della relazione di UNOPS non è stata casuale, una delle più classiche operazioni di greenwashing condotta, in questo caso, dal governo argentino entrante, volta a ripulire l’immagine della miniera alla vigilia dell’insediamento di Macrì (attuale presidente argentino) nel dicembre 2015.
La promessa di 20 mila posti di lavoro collegati alle opere della miniera di Veladero e il presunto investimento di 20 miliardi di dollari nel settore, con la promessa di cancellare molte leggi che vietano di fatto l’utilizzo di cianuro per l’estrazione d’oro, hanno fatto calare sul caso un velo di omertà che fino ad oggi aveva nascosto la verità sull’ennesimo caso di complicità tra multinazionali, governi ed istituzioni.
Il cianuro, minerale estremamente tossico per organismi e ambiente, insieme al mercurio è tra le sostanze utilizzate per l’estrazione d’oro dalle miniere a cielo aperto in quanto favorisce l’erosione dei terreni, provocandone l’avvelenamento, l’inquinamento di falde acquifere oltre allo sfruttamento di enormi quantità di risorse idriche impiegate nei processi minerari.

RS

Fonte: infobae