Greta’s Calling – “…Credo che una persona possa fare la differenza”

Perché preoccuparsi di imparare qualcosa a scuola se i politici non prestano attenzione ai fatti?

Affermazione di clashiana memoria che, 40 anni dopo la sua stesura, riporta alla mente il testo di Withe Riot: canzone con cui la punk band londinese raccontava l’Inghilterra di fine anni ’70, divisa tra chi aveva il coraggio di scendere nelle strade e lottare per il proprio futuro a discapito delle conseguenze, e chi invece sceglieva di farsi insegnare come vivere nella promessa di una libertà mistificata.
Greta Thunberg, 15 anni, da circa due settimane sta conducendo uno sciopero che ogni giorno la vede presidiare l’ingresso del palazzo del parlamento svedese, nel centro di Stoccolma, dove distribuisce materiale al fine di portare l’attenzione della gente sul problema del cambiamento climatico.

Lo sto facendo perché voi adulti cagate sul mio futuro!

 

L’attivista, che con il suo gesto ha già dimostrato molta più determinazione e consapevolezza di qualsiasi classe politica o deriva istituzionale al servizio del sistema, ha dichiarato che boicotterà la scuola e proseguirà nella protesta sino al giorno delle elezioni svedesi, il prossimo 9 settembre.greta
Quella trascorsa è stata l’estate più calda registrata in Svezia da 262 anni ad oggi, con incendi devastanti a caratterizzare tutta la stagione ed una conseguente siccità che mette a rischio di sopravvivenza numerosi viventi tra cui le renne, recentemente già avvistate sulle rive del mare.
Diversamente da politicanti e lobbisti, Greta è consapevole che l’asticella posta dalla Svezia in merito all’emissione zero di carbonio entro il 2045 (impegno preso nel 2015 in occasione della COP21), oltre ad essere poco credibile, rappresenta un provvedimento assunto con colpevole ritardo.
La protesta condotta da Greta apre a molteplici spunti di riflessione, non solo in merito al problema del cambiamento climatico, ma in relazione alle reazioni tenute da numeros* passant*.
Invece di rimanere piacevolmente colpiti dall’impegno preso dall’attivista, molte persone le hanno fatto notare che dovrebbe trovarsi a scuola, atteggiamento che mette a nudo tutti i limiti di una società addomesticata, preoccupata per il mantenimento delle regole imposte dal sistema, piuttosto che dei problemi causati dallo stesso.
Greta di tutta risposta, sfoggiando un’inglese impeccabile, mostra ai passanti i libri contenuti nel suo zaino facendo notare loro l’assurdo storico, di come i fatti non contino più nulla: “se i politici che pretendono di guidarci non ascoltano neanche gli scienziati e l’evidenza di ciò che accade, cosa dovrei imparare io a scuola?”.
Gli/le insegnanti della ragazza sono forse l’emblema dell’irrealtà ovattata costruita dal sistema attorno ad ogni individuo, spaccati tra la consapevolezza in quanto viventi dell’assoluta nobiltà e necessità di azioni come quella condotta da Greta, e il ruolo di insegnanti tristemente subordinati ad un sistema che impone di rammentare i doveri da assolvere secondo legge.
La stessa legge che in questi anni ha normalizzato deforestazioni ed opere di neo-colonialismo nel nome del “progresso”, criminalizzando invece chi si pone a difesa della Terra e del clima, e reprimendo ogni espressione di solidarietà, come probabilmente accadrà nel caso di Benjamin Wagner: l’unico insegnante di Greta ad averla affiancata nella lotta e che adesso nella migliore delle ipotesi perderà il lavoro.
Una realtà grottesca squarciata da una favola dei giorni nostri, che in un colpo solo rispolvera il significato di autodeterminazione e disobbedienza civile, rammentando la più limpida delle verità, tanto elementare quanto potente:

Non mi interessa se mi metto nei guai a scuola.
Credo che una persona possa fare la differenza.
Greta

RS

Fonte: The Guardian