Parola di Francesco Amadori

Amadori, seconda azienda italiana nel settore degli avicoli, ha lanciato da poco la nuova campagna Ci siamo ispirati a voi i cui spot pubblicitari andranno in onda dal 28 febbraio al 9 Aprile su Rai, Mediaset, Digitalia, Sky, Fox, Discovery, Cairo.
I due spot in questione, “Birbe” e “Polpettine”, ritraggono scene della vita quotidiana tinte di quel “sapore” di familiarità, calore e intimità che puntano a deresponsabilizzare il consumatore riguardo al peso delle proprie scelte quotidiane.
E così assistiamo a un bambino che aspetta impazientemente il ritorno a casa del padre, dopo una lunga giornata di lavoro, scena che si conclude con la cena perfetta in famiglia mentre si consumano i corpi di animali resi schiavi per il profitto dell’azienda e per il nostro
piacere.
Oppure, in egual misura, assistiamo a due amanti che si cercano in un bar per darsi un bacio, tenero e di qualità esattamente come le “polpettine” Amadori.
Come commenta l’Amministratore Delegato Amadori:

Abbiamo intrapreso una via innovativa rispetto al passato, dando massimo risalto alle emozioni, agli affetti personali, alla bellezza, anche estetica, del prodotto.
Nei nostri spot ribadiamo quei valori che da sempre caratterizzano la nostra azienda, ovvero l’italianità, la ricerca della qualità, la scelta delle materie prime. (Francesca Amadori, responsabile Corporate Communication Amadori.)

Quello che però l’azienda sta facendo realmente, edulcorando questa grande farsa mediatica, è strumentalizzare le passioni e le emozioni della vita di tutti i giorni per trasferirle ai suoi prodotti, frutto di torture e schiavitù di esseri senzienti nati solamente per
diventare “Polpettine” e “Birbe”.
Inoltre, come del resto è caratteristica di ogni spot pubblicitario rivolto alla famiglia, viene spinto l’ideale della famiglia nucleare rigorosamente formata da una coppia eterosessuale, alimentando così la cultura dell’eteronormatività e quindi della trans-omofobia che caratterizza il sistema patriarcale vigente.
L’azione di propaganda dell’azienda è sottile e scaltra: il tentativo è quello di investire i corpi morti degli animali, fatti a pezzi nelle catene di smontaggio, di contenuti simbolici massimamente idealizzati, di sentimenti nobili per antonomasia: l’amore, il focolare famigliare, la passione, solo per occultare ciò che veramente il marchio Amadori rappresenta, ovvero prigionia, sfruttamento, tortura, morte.allevamento polliIn contemporanea Amadori, uno dei fornitori di McDonald’s Italia che rifornisce la multinazionale statunitense di circa 5.000 tonnellate di carne avicola ogni anno, insieme al leader dei fast food ha promosso il Chicken Festival, quattro settimane dedicate a fare la festa al pollo, privando ulteriormente gli animali non umani della propria soggettività e dignità.mc amadoriCome se non bastasse, recentemente sono stati investiti 200 milioni di euro nell’azienda Amadori per migliorare l’efficienza automizzata della lavorazione dei prodotti.
La pratica di mistificazione messa in atto dai media non è, ovviamente, caratteristica di un solo marchio alimentare ma è ormai strutturale, poiché rappresenta il fondamento di quella strategia di marketing atta a illudere il consumatore della “normalità” e della “naturalezza” dello sfruttamento animale.
Non solo c’è il tentativo, ormai noto, di occultamento e svincolamento del pensiero critico dal reale processo di “produzione dei prodotti”, ma l’alienazione si raggiunge persino nel tentativo di reificare i sentimenti umani e convertirli in prodotti pronti all’utilizzo.
Insieme agli animali non umani, anche il consumatore e i suoi sentimenti diventano ora strumentali alla vendita, al profitto e a quella logica imperante di consumo che pervade la nostra quotidianità.
Insomma l’imperativo è lo stesso, “consuma”, e il mezzo per raggiungerlo è la delega, quella “Parola di Francesco Amadori”, ma anche di qualsiasi altra multinazionale.

Fonti: Brand News – Logisticamente