Il pianeta dei pesticidi

Il glifosato, come molti altri pesticidi, è sempre più presente nella quotidianità della vita, utilizzato nel trattamento delle monocolture industriali, tradizionali e geneticamente modificati, di parchi e giardini, inquinando di conseguenza le false acquifere e le risorse idriche della Terra.
Questa sostanza è il principio attivo del Roundup, erbicida prodotto e commercializzato da Monsanto a partire dal 1974, i cui danni alla salute dell’animale umano sono ormai di dominio pubblico, anche grazie alla diffusione del report Il Costo umano dei Pesticidi, che
denuncia le patologie patite dal popolo argentino.
L’esposizione al glifosato può provocare sterilità maschile, malformazioni del feto nel corso della gravidanza e cancro, questa sostanza una volta introdotta nell’organismo attacca le pareti del tratto gastrointestinale, uccidendo i batteri benefici, mettendo a serio rischio la salute: l’80% delle difese immunitarie si trovano proprio in questi organi.
Il glifosato resiste all’interno dei vegetali trattati con questa sostanza, il ché fa arrivare l’erbicida in questione direttamente sulle tavole del consumatore.
Tracce di glifosato sono già state trovate nelle acque in Lombardia e nelle urine umane, come recentemente documentato da uno studio condotto dalla Fondazione Heinrich Boell che ha scoperto la presenza di residui di questa sostanza nel 99.6% della popolazione tedesca.
Sono numerosi gli studi effettuati in questi anni allo scopo di verificare quanto questo erbicida sia diffuso, l’Inghilterra ha analizzato il pane, la Francia le acque, gli Stati Uniti il latte materno e gli assorbenti, mentre in Germania l’analisi delle urine a rivelato che il glifosato è presente sopratutto nei soggetti che consumano carne e derivati animali.
Le contaminazioni più elevate sono state registrate nei bambini di età compresa tra gli 0 e i 9 anni, nei giovani tra i 10 e i 19 anni e, tra le categorie professionali, soprattutto negli agricoltori.
Il glifosato è presente nel mais e nella soia geneticamente modificati con i quali vengono messi all’ingrasso gli animali non umani negli allevamenti, ma mentre la preoccupazione per la salute dell’animale umano è elevata, loro continuano ad essere alimentati con mangimi contenenti veleni.mucche1_740
D’altronde, secondo la concezione antropocentrica della società specista, gli animali non umani non sono degni di attenzioni di questo tipo, in quanto esclusivamente funzionali a produrre un profitto per l’animale umano.
Una visione che pone tutte le specie animali della Terra, esclusa quella dell’animale umano, come oggetti a disposizione delle industrie, dei vari cicli produttivi, delle persone stesse per ragioni di gola, vanto, cultura e lucro.
Un panorama che si proietta perfettamente anche sulla situazione vissuta dalle api in questi ultimi anni, colpite da numerosi casi di moria causati dai pesticidi diffusi nell’ambiente, ma che meritano attenzione e preoccupazione solo in funzione dei danni che la loro scomparsa porterebbe agli apicoltori e alle produzioni di miele.
Lo straordinario, storico lavoro di impollinazione svolto dalle api determina la resistenza e la continuità di una quantità innumerevole di specie vegetali, di fatto questi insetti garantiscono l’alimentazione della popolazione dell’intero Pianeta, ma le preoccupazioni per le loro sorti non dovrebbero essere determinate neanche da questo.ape
Le api, come ogni altra specie animale e vegetale presente sulla Terra, meritano rispetto solo per il fatto di esistere, non perché funzionali ad interessi industriali o alla sopravvivenza dell’animale umano, ma perché parte del tutto, un tutto basato su delicati equilibri naturali che i concetti di “civilizzazione” e “progresso” stanno smantellando neanche troppo lentamente.
La parola progresso dovrebbe rappresentare un miglioramento delle condizioni di vita generale, a partire dall’integrità ambientale dalla quale dipende tutto il resto.
Ma il progresso diffuso da multinazionali e istituzioni è rappresentato dall’Unione Europea ad esempio, che ha approvato il 98% dei 57 tipi diversi di pesticidi che stanno avvelenando le api europee.
L’ennesima conferma di come gli organi istituzionali siano inaffidabili, servi di un sistema votato all’esaurimento delle risorse della Terra, e non del bene comunque, e per comunque intendiamo animali umani e non umani ai quali deve essere garantita la stessa condizione di libertà, su un Pianeta che fin dalle origini ospita tutt* senza fare distinzione alcuna.

Fonti: LifeGate Ansa