Nella tagliola delle multinazionali

Il panorama del settore agro-chimico sta assumendo risvolti inquietanti che potrebbero ulteriormente aggravarsi nelle prossime settimane a seguito del tentativo di fusione tra alcuni colossi del settore.
Monsanto nelle scorse settimane ha tentato l’acquisizione di Syngenta, multinazionale svizzera specializzata nelle produzione di sementi geneticamente modificate e sostanze chimiche, tra le quali i neonicotinoidi, pesticidi prodotti anche da Bayer e Basf, causa della moria di api che ha colpito la Terra in questi ultimi anni.
Il colosso statunitense ha però fallito il bersaglio in quanto Syngenta è stata sì acquisita, ma dalla multinazionale cinese ChemChina, leader anch’essa nel settore delle sementi, dei pesticidi e anche delle gomme, detenendo una quota di maggioranza della Pirelli.
L’acquisizione di Syngenta, che a sua volta era nata dalla fusione dei gruppi Novartis e Astra Zeneca, pone la multinazionale cinese sulla corsia preferenziale verso il controllo economico del settore, potendo ora espandere il proprio monopolio su sementi e terre anche in Europa.
Il colpo portato a segno da ChemChina, un’operazione da 43 miliardi di dollari, oltre ad aver fatto innervosire il Congresso degli Stati Uniti, rende ulteriormente fragile la situazione della Monsanto, sopratutto dopo che l’OMS ha inserito il glifosato, principio attivo
dell’erbicida Roundup, nella lista delle sostanze cancerogene.
Ma la situazione traballante che sta attraversando Monsanto rischia di portare alla costituzione di un nuovo colosso del settore agro-chimico, perché, dopo aver fallito l’acquisizione di Syngenta, la multinazionale statunitense ha messo gli occhi su Bayer CropScienze, società satellite della più nota Bayer.
Uno scenario allarmante dal punto di vista della sovranità alimentare e della libertà dei semi, il cui monopolio andrebbe a vantaggio di un numero inferiore di multinazionali, ma sempre più potenti, considerando che anche DuPont ha consolidato la propria posizione attraverso l’acquisizione di Dow Chemical.
Le operazioni appena descritte stanno generando nuove super potenze in un settore dove il libero mercato viene inteso come un’oligarchia, una spartizione tra pochi potenti delle risorse della Terra da poter sfruttare, manipolare e rivende allo scopo di consolidare il proprio controllo su terre e popoli.FueraMonsanto

Nel frattempo, il 25 marzo scorso in Argentina si è tenuta l’ennesima marcia di protesta proprio contro Monsanto. Una lotta che il popolo locale conduce da quattro anni contro l’apertura di un nuovo stabilimento nei pressi di Córdoba e i danni causati a una delle terre più violentate dalle opere condotte dalla multinazionale statunitense, mentre partono gli appelli per una nuova giornata di mobilitazione mondiale in programma il prossimo 21 maggio.

Fonti: MAM Corriere della SeraFormiche