Germania: brucia una “fabbrica” di polli tra ammoniaca e bombole di gas

Nel pomeriggio del 28 marzo, dense nuvole di fumo si sono sollevate sopra i tetti della città di Lohne, nella Bassa Sassonia tedesca, provenienti dalle numerose esplosioni che si sono susseguite all’interno dello stabilimento di proprietà della Wiesenhof, uno dei più
grandi produttori di carne di pollo della Germania.incendio polli germaniaAd accorgersi degli incendi il personale di polizia dello stabilimento, anche se la loro origine pare ancora sconosciuta; l’ipotesi plausibile è che le esplosioni siano partite da alcune bombole di gas incustodite.
Un incidente però si era già verificato sabato 26 marzo a seguito di un allarme lanciato per una perdita di ammoniaca — utilizzata nel trattamento delle carni — nel reparto di macellazione, portando all’immediata evacuazione della zona di uno stabilimento che impiega circa 1.600 persone.
Il fumo proveniente dagli incendi ha raggiunto presto le località di Lohne, Vechta, Hagen, Bokener, e agli abitanti è stato chiesto di tenere porte e finestre chiuse, mentre per il momento non sembrano esserci feriti tra chi si trovava all’interno dell’impianto.
Le operazioni per domare l’incendio sono andate avanti nel corso di tutta la notte del 28 marzo e oltre 100 soccorritori si sono dovuti avvicendare per evitare il rischio di intossicazione portato dal fumo.
incendio germania popolazioneL’azienda Wiesenhof, una versione tedesca dell’italiana Amadori, appartiene al gruppo PHW, la più grande coalizione tedesca di allevatori di pollame che ogni settimana macella 4,5 milioni di polli, oltre a essere leader nel paese per la fornitura di mangimi e vaccini per gli animali non umani.
L’impianto di Lhone macella quotidianamente 430.000 polli, un contributo non indifferente a quello stato di schiavitù e morte che contraddistingue l’industria della carne e dei derivati animali, che ogni anno arriva a giustiziare circa 70 miliardi di animali non umani, dalla cui cifra ricordiamo sempre essere esenti quelli acquatici, il cui numero è incalcolabile.
Quanto avvenuto nella fabbrica dell’azienda Wiesenhof, un luogo dove gli animali non umani giungono già morti, pronti per essere tramutati in meri oggetti di consumo, è solo l’ultimo di molti incidenti che spesso si verificano in stabilimenti del genere.
Eventi che vanificano ulteriormente il già inutile sacrificio animale che si consuma ogni giorno, ma che dovrebbero far aprire gli occhi sui danni causati da un settore che rappresenta la causa scatenante dei principali problemi che affliggono la Terra e chi la abita: deforestazione, inquinamento (il 51% delle emissioni di gas serra sono provocate dagli allevamenti animali), fame nel mondo (15 chili di cereali e 15.500 litri d’acqua sprecati per produrre un solo chilo di carne), schiavitù e morte di miliardi di animali non umani.

Fonte: MOPO – BILD