Accordo Monsanto – DuPont: in arrivo l’erbicida Dicamba

Le multinazionali dell’agro-chimica continuano a stringere alleanze e accordi economici tra di loro, per potenziarsi a vicenda e spartirsi il monopolio del mercato dei semi, dei pesticidi e i terreni da colonizzare.
Monsanto e Dupont hanno recentemente stretto un accordo per all’erbicida Dicamba in merito all’utilizzo pluriennale sul suolo degli Stati Uniti e del Canada.
Dicamba, sostanza chimica che si trova nei marchi Banvel, Diablo, Oracle e Vanquish, è un diserbante abitualmente utilizzato sulle colture di segale, asparagi, orzo, mais, avena, soia, canna da zucchero e grano.vanquish-clarity-dicamba-herbicide-25-gallons
Ma è registrato anche per essere impiegato nel trattamento di campi da golf, prati residenziali, e diritti di passaggio lungo le linee di utilità, strade e, in combinazione con un erbicida fenossido o con altri erbicidi, viene usato nei pascoli, nei prati e in aree non destinate alla coltivazione, zone non coltivate oltre le recinzioni che delimitano le fattorie, le carreggiate e discariche.
Il prodotto chimico, che verrà commercializzato da Dupont, è stato pensato per essere utilizzato sulla soia geneticamente modificata Roundup Ready 2 Xtend fornita da Monsanto, studiata a sua volta per resistere all’applicazione del Dicamba che ha lo scopo di distruggere quelle erbe infestanti che hanno sviluppato una resistenza ai precedenti erbicidi, tra cui il glifosato, principio attivo dell’erbicida cancerogeno Roundup.
Monsanto, che ha investito un miliardo di dollari in un impianto di produzione in Luisiana per soddisfare la domanda di Dicamba, ha già piantato la soia Xtend su circa un milione di acri negli Stati Uniti nel corso del 2016, ma con l’obiettivo di colonizzare 55 milioni di acri
entro il 2019, questo anche in relazione all’omologazione del mercato e alla conseguente importazione da parte dell’Unione Europea.
Un’Unione Europea statica nei suoi organi decisionali o, per meglio dire, pronta ad accogliere richieste ed imposizioni espresse dalle multinazionali, considerando anche il fresco rinnovo per l’utilizzo del glifosato, che potrà essere impiegato per altri 18 mesi nonostante la sua pericolosità sia stata più volte comprovata.
Un terreno fertile, quindi, anche per la diffusione di Dicamba, che si inserisce facilmente in questo mercato dei veleni dopo aver contribuito, come nel caso dei suoi predecessori, alla sperimentazione animale.
Nei ratti è stata rilevata una bassa tossicità orale, per inalazione e per esposizione cutanea. Mentre si è verificata una moderata tossicità nei test di irritazione cutanea e oculare eseguiti sui conigli. Tuttavia questi dati di sé non danno la misura di eventuali rischi per gli esseri umani. Mentre l’esposizione a Dicamba ha causato sui cani l’ingrandimento delle cellule del fegato, e un’elevata tossicità anche nei pesci.
Negli ultimi anni sono state condotte diverse lotte contro quella che un tempo veniva chiamata vivisezione, ma poche in maniera antispecista e spesso prendendo in considerazione solo una parte del mercato, quella dei prodotti cosmetici e dell’igiene personale, quando invece il contributo più sostanzioso allo sfruttamento animale viene portato dalle multinazionali farmaceutiche e dell’agro-chimica.
Ma la sperimentazione animale è solo uno dei tanti crimini per i quali la lotta contro le multinazionali dell’agro-chimica deve vedere una sempre maggiore partecipazione delle istanze antispeciste, in quanto l’operato di queste lobby limita, se non annulla, il concetto stesso di liberazione, perché nessuno/a può considerarsi veramente tale su una Terra costantemente colpita da veleni, colonizzazione, deforestazione e prosciugata di ogni risorsa naturale.