Rémi Fraisse, difensore della Terra: NI OUBLI NI PARDON

Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2014, nel corso di una manifestazione contro la costruzione della diga Sivens, muore Rémi Fraisse, ragazzo di 21 anni impegnato nella difesa della Terra, freddato da una granata scagliata dai gendarmi contro i/le manifestanti.
A due anni di distanza dal suo assassinio, perché di questo si tratta, sono ancora numerosi i punti oscuri nell’inchiesta che seguì alla sua morte. Come le numerose incongruenze sulle zone presidiate dalla polizia e la presenza di un gruppo “fantasma” di gendarmi che le stesse forze dell’ordine hanno più volte tentato di occultare.
O come il luogo in cui Rémi sarebbe realmente deceduto, facendo credere che le forse dell’ordine abbiano cercato di soccorrerlo per portarlo in ospedale, dove secondo loro sarebbe morto.remi polizia

Sulla morte di Remi Fraisse, si credeva di avere letto tutto. Ecco la storia che è emersa: il fine settimana del 25 e 26 ottobre 2014 Sivens, il festoso raduno contro il progetto della diga degenera. La polizia ha il compito di difendere il sito su cui è prevista la costruzione della diga. Su questa base sono in genere si trovano macchine movimento terra, ma quella notte, non ce ne sono. Gli scontri con i manifestanti si estendono nella notte. Alle 01:45, una granata offensiva viene lanciata dalla polizia e uccide, sul colpo, il ragazzo.
Più di un anno e mezzo dopo la tragedia, l’inchiesta giudiziaria affidata ai giudici di Tolosa Anissa Oumohand e Elodie Billot, è ancora al comando. Questa indagine ha alimentato un dossier di diverse migliaia di pagine. Esso comprende, in particolare, un centinaio di audizioni tenute ai gendarmi e relazioni tecniche…
Una volta che il gergo militare è stato tradotto, appaiono evidenti contraddizioni, ma anche le rivelazioni: l’esistenza di un quinto plotone di gendarmi, fino a quel momento nascosto dalla versione ufficiale dell’azione di polizia nella notte 25-26 ottobre…

Elisa (nome di copertura), una manifestante, ha osservato a lungo i movimenti della squadra fantasma:

Si nascondevano, e quando ci siamo avvicinati ci hanno attaccato dal fosso. Erano ben al di fuori della zona giorno. Vicino a questa squadra fantasma Elisa ha notato una persona che ha sollevato le sue mani, proprio ai margini del fosso. Rimase un po’ in quella posizione, poi hanno iniziato a sparare più vicino a noi. In quel momento Rémi Fraisse viene colpito alla schiena da una granata e cade a terra in prossimità del fosso morendo all’istante. Da quel momento Elisa non vede più la persona con le mani alzate.

Tra le molte munizioni utilizzate dalle forze di polizia, 23 granate sono state lanciate, quella notte a Sivens (GLI F1 e GLI F4), una di queste, forse sparata dalla squadra “fantasma”, ha ucciso Rémi Fraisse. Ma qualche minuto prima il lancio di un’altra granata avrebbe potuto uccidere Melody (nome di copertura) una manifestante che si trovava nella stessa zona.

Rémi Fraisse è stato ucciso mentre lottava per ciò in cui credeva, per difendere la Terra e gli ideali di libertà che in quel caso erano minacciati dal progetto di una diga che, una volta funzionante, avrebbe allagato 12 ettari di terreni umidi al fine di irrigare zone agricole.
La lotta condotta da Rémi ha visto un risultato lo scorso luglio, quando il progetto della diga di Sivens è stato ufficialmente accantonato per ragioni ambientali, quello stesso ambiente per cui lui lottava e sul quale è morto, privato di quella libertà che ha difeso sino all’ultimo.
Ma i ribelli non muoiono mai, continuano a vivere nella lotta di chi resiste contro quelle espressioni di dominio dell’uomo sulla natura che si traducono nell’avanzamento del cemento e nella realizzazione di grandi opere che soffocano la Terra, privando della libertà ogni vivente.
Rémi vive ovunque si trovi una ZAD (Zona da Difendere), quelle zone erette dalle persone per difendere la Terra che lui stesso presidiava il giorno in cui è stato ucciso.remi ricordo

Remi Fraisse, 31 agosto 1993 – 26 ottobre 2014
NI OUBLI NI PARDON
ZAD PARTOUT

Fonte: Reporterre