Diversa bandiera, stessi mietitori

In queste ultime 48 ore abbiamo riflettuto e discusso tra noi, cercando anche di capire se fosse il caso di esprimere una nostra riflessione a riguardo.
La conclusione è stata che sì, ci sentiamo di dire qualcosa in merito, ma non perché è successo quel che è successo. In tutto il mondo ogni giorno accadono fatti di questo tipo, tutti da considerare alla pari, che mietano più o meno vittime di quante ne siano state contate a Parigi, perché, come sempre diciamo, non sono i numeri ma le vite stesse a valere.
Abbiamo deciso invece di scrivere queste righe perché appunto tutti sappiamo di Parigi, differentmente da molti altri fatti che si sussuegono senza tregua nel resto del mondo e che spesso passano in sordina; di fronte a un fatto impossibile da non conoscere, da parte nostra non dire niente in merito sarebbe equivalso in ogni modo a mandare un messaggio. Impossibile per noi non sapere dei fatti, avremmo mandato un messaggio di disinteresse verso quanto capitato a tutte quelle vite, cosa che così non è.
Non ci importa se francesi, siriane, statunitensi o libanesi: le vittime sono sempre vittime, di qualsiasi etnia, credo religioso, orientamento, specie.
Allo stesso modo, un attacco terroristico è sempre un attacco terroristico, qualunque sia il nome di chi lo rivendica, qualunque sia la bandiera macchiata e quella con le mani sporche del sangue altrui. Non amiamo parlare di bandiere, perché non crediamo debbano esistere confini di alcun tipo, ma vogliamo sottolineare il fatto che un attacco terroristico non si riduce alle bombe scagliate o alle fucilate eseguite da membri appartenenti a una “cellula ribelle”; a scagliare bombe, a sparare proiettili, a telecomandare anche droni, sì, sono anche le tanto declamate nazioni che in questi giorni si sono unite in cordoglio e solidarietà attorno a un’altra nazione che, insieme a queste, quotidianamente porta avanti una guerra terroristica contro il terrorismo.
Da sempre affermiamo che la violenza porta altra violenza: allo stesso modo, il terrorismo porta altro terrorismo.
Le risposte del presidente francese così come di altri capi di stato, ma anche di giornalisti, opinionisti e persone comuni non fanno che accrescere un clima ostile, scavando ulteriormente una fossa che sempre più, nella morte, accomuna tutti quanti, di qualsiasi etnia, di qualsiasi nazionalità.
I corpi ancora caldi, le parole d’odio sulle labbra.
Nelle 48 ore successive agli attentati di Parigi, non si è fatto altro che gridare alla vendetta, esprimendosi sull’immediata violenza con la quale rispondere, senza fermarsi a riflettere sulle origini di questi accadimenti, e al fatto che non esistono vinti né vincitori e che per arrestare questa follia nessuno deve provare a fermare qualcun altro, ma ognuno dovrebbe fermare se stesso.
E tra i più sfortunati fra chi ancora in vita saranno i migranti, che si vedranno le barriere chiuse e l’odio razzista crescere di secondo in secondo.

One thought on “Diversa bandiera, stessi mietitori

  1. Io sono tutte le vittime di Parigi della Siria, Palestina ,Iraq,Turchia, Israele.Russia americhe.. .e via via.( Firmo) non sono venditore di armi

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