Legge bavaglio: cronache di una Spagna fascista

Nella mattinata di venerdì 16 ottobre, in Spagna, cinque attivist* che avevano preso parte a operazioni congiunte di proteste online contro la tortura del Toro de la Vega sono stati arrestati da poliziotti armati di mitra.
Nel paese da qualche tempo si vive un clima di intimidazione, minaccia e fascismo nei confronti di chi manifesta, si oppone o denuncia crimini ambientali, contro la schiavitù animale o lo sfruttamento delle persone.
Questo è dovuto all’approvazione di quella che è stata nominata legge bavaglio, un provvedimento atto a limitare e soffocare in partenza le intenzioni di chi desidera manifestare per la libertà propria o altrui.

Una dimostrazione in Spagna contro la legge bavaglio. Foto: Reuters

Una dimostrazione in Spagna contro la legge bavaglio. Foto: Reuters

La legge offre piena libertà di azione alle forze dell’ordine, che vi sia o meno il sospetto che possa succedere qualcosa, con il rischio di essere arrestati con l’accusa di terrorismo se solo si prova a criticare il governo, la monarchia o la polizia.
Le restrizioni poi raggiungono la vera e propria censura quando si tratta di internet e social network, canali che non possono essere usati per ragioni politiche o incitare alla lotta, e qua torniamo alle ragioni per cui venerdì 16 sono scattati gli arresti per i/le cinque attivist*.
La censura e il blocco dell’informazione pulita, dal basso, è la classica forma di fascismo per ottenere il controllo sulle popolazioni, soffocando possibili malumori, creando quel clima di ignoranza nelle singole persone che le rende schiave di governi e istituzioni.

La legge bavaglio prevede multe a partire da 30.000 fino a 600.000 euro se si manifesta in aree adiacenti a infrastrutture pubbliche, se si prende parte a manifestazioni non autorizzate o si rifiuta lo scioglimento delle stesse, e chi viene trovato senza documenti può essere accusato di terrorismo.
La legge si estende anche al trattamento riservato ai migranti, alimentando razzismo e disparità: le persone possono essere soggette a controlli in base al loro aspetto o razza.
Un clima di repressione e oppressione che il governo spagnolo ha voluto applicare soprattutto per arginare il movimento degli indignados, un atteggiamento che fa regredire la società a epoche oscure, quando la libertà di parola e di informazione non era nemmeno auspicabile, che rafforza l’intolleranza e la divisione tra i popoli.

Se in questo momento gli/le attivist* spagnol* sono costretti a limitare le proprie azioni di protesta e la diffusione delle informazioni utili a organizzarsi e lottare, da parte nostra faremo tutto il possibile per offrire loro solidarietà e sostegno affinché fatti come quello di venerdì 16 siano resi pubblici.

4/11. Altri 5 attivist* appartenenti ad un collettivo Straight Edge di Madrid finiscono in manette nel corso di un’irruzione della polizia all’interno di un appartamento.
(fonte: Free Collective)

Come sempre solidali e complici a chi lotta per la liberazione animale, umana, della Terra!

Fonti: Free CollectiveEuroNews