Le persone della Jungle non scompariranno!

Lunedì sera verso le 22 circa, la polizia francese, che per più di un mese è stata presente all’entrata della Jungle e sul ponte della superstrada che la domina, ha iniziato a sparare gas lacrimogeno per minacciare i residenti della Jungle. Non c’è ragione evidente per la loro azione se non il fatto che alcune persone si erano riunite all’ingresso della Jungle, così come fanno solitamente.
La polizia ha sparato gas lacrimogeno per più di mezzora con differenti livelli di intensità. Nei momenti di grande intensità, le persone erano terrorizzate in mezzo alla strada, per paura che la polizia avrebbe sparato ancor più bombolette di gas. In quel momento un centinaio di residenti della Jungle, stanchi di essere ancora un volta aggrediti senza motivo, hanno appiccato un grande incendio utilizzando i resti di baracche distrutte nel corso delle operazioni di sfratto.
Ogni pezzo di casa, tenda e arredamento che bruciava è stato accompagnato dall’urlo disperato dei rifugiati “la fine della Jungle!” e “Fottiti, polizia!”. A questo punto è partito un lancio di sassi e altri oggetti contro la polizia che, anche grazie all’intervento del vento, si è ritrovata avvolta dallo stesso gas lanciato contro le persone, che hanno iniziato a danzare dando vita a una scena quasi apocalittica.
L’aggressione subita dai rifugiati nella notte tra il 19 e 20 gennaio fa da eco a quella avvenuta giovedì 15, quando la polizia alle 5 del mattino ha iniziato a sparare gas dal ponte della superstrada per intimidire i residenti della Jungle e rendere l’aria irrespirabile.
Il gas lacrimogeno ha dato fuoco al rivestimento in plastica di un edificio in un’area densamente popolata e piena di negozi. L’immediato intervento di una dozzina di residenti ha permesso di contenere il pericolo e arrestare l’incendio prima che raggiungesse le vicine abitazioni.
Nell’aria irrespirabile, hanno acceso un fuoco per resistere al freddo; lentamente la Jungle è tornata a dormire per poche ore, fino a quando i bulldozer mandati dallo stato per condurre le operazioni di sgombero sono tornati al lavoro.

Queste rappresaglie da parte della polizia sono da ricondurre all’ordinanza di sgombero emessa dalla prefettura francese lo scorso 11 gennaio e alla decisione del governo di accettare non più di 2000 rifugiati nella Jungle di Calais nel corso del 2016.
L’impiego di gas lacrimogeno è funzionale a rendere impossibile la vita dei rifugiati, costringendoli così a disperdersi verso il campo di concentramento dove polizia e governo possono controllare e restringere la libertà delle persone, ma per quanto lo stato francese tenti di fare, i residenti della Jungle non scompariranno!

Fonte: Calais Migrant Solidarity