Occupy McDonald’s Viareggio

A Viareggio potrebbe presto aprire una nuova fabbrica di schiavi, umani e non umani, ma il condizionale è d’obbligo perché l’opposizione alla realizzazione di un nuovo McDonald’s sul territorio non si farà attendere.manco morti2
Il progetto in questione prevede la realizzazione, nella primavera del 2017, di un centro commerciale dove al suo interno sorgerà uno dei simboli dello sfruttamento globalizzato, quell’icona dell’industria della carne e dei derivati animali che è alla base dei crimini più efferati condotti ai danni della Terra e di chi la abita: dalla persecuzione ai danni dei popoli indigeni, allo sfruttamento dei lavoratori impiegati nei fast food e non solo, passando per la deforestazione, la schiavitù animale e fornendo un contributo non indifferente al fenomeno del surriscaldamento globale.
Come accade sempre in questi casi, il progetto viene venduto alla cittadinanza come una necessaria, quanto utile, riqualificazione di quartieri in degrado e l’opportunità di nuovi posti di lavoro.
Ma il termine “riqualificazione” dovrebbe accompagnare opere realmente rivolte al benessere delle persone senza che queste pesino su altri aspetti, e non ad operazioni commerciali funzionali ad alimentare quell’idea di società basata sul consumismo, sulla sovra-produzione, che ignorano le necessità reali di chi in questo momento storico si vede preclusa anche la possibilità di avere un posto nel quale poter vivere.
Questo centro commerciale dovrebbe sorgere in un’area al momento dismessa che poteva e potrebbe essere utilizzata allo scopo di fornire un servizio di sostegno a quelle persone alla costante ricerca di un alloggio, invece d diventare l’ennesima vetrina per i facili guadagni di multinazionali che da sempre costruiscono le proprie fortune sullo sfruttamento altrui.
Una mobilitazione sul territorio è quanto mai necessaria, ma senza che questa venga territorializzata, perché l’opposizione a quelli che sono i simboli dello sfruttamento globalizzato, in questo caso McDonald’s, deve condurre ad una visone più amplia e radicale della lotta che non deve smuovere le coscienze solo quando queste multinazionali si presentano nella città in cui si vive.
Come invece è accaduto recentemente a Firenze, dove l’opposizione alla possibile apertura di un McDonald’s in piazza Duomo non è stata guidata da un senso critico contro i crimini ambientali, animali e sociali condotti da questa multinazionale in tutto il mondo, ma
esclusivamente dal rifiuto di veder sorgere il fast food in un luogo di interesse artistico, senza che fosse fornita alcuna visione d’insieme, ignorando le ragioni reali che dovrebbero animare la lotta, e alimentando un clima di nazionalismo e fascismo contrario alle istanze di liberazione.
Quella contro McDonald’s, che vede in Cremonini e Amadori due tra i principali fornitori di carne di manzo e di pollo, fa parte di una lotta più amplia, che denuncia e condanna quelle dinamiche di dominio e prevaricazione proprie dell’antropocentrismo, e che trovano la loro più chiara espressione nel sistema capitalista e consumista che solo il consumatore stesso può fermare.
Pedina fondamentale di un sistema che non potrebbe reggersi senza i finanziamenti di chi a sua volta viene ridotto a schiavo, il consumatore diviene un ingranaggio di questa macchina di sfruttamento, una marionetta spogliata da ogni senso critico che accetta
passivamente ciò che vomita il mercato.
McDonald’s e le altre multinazionali puntano proprio a questo, ad un’omologazione e un monopolio del mercato che crei schiavi animali da poter sacrificare per la produzione, e umani che gli possano garantire rapidi quanto costanti guadagni, uccidendo lentamente chi
decide di assecondare l’operato delle lobby.ferrara30 apr
Per tutte queste ragioni, e grazie alla pronta segnalazione di attvisti/e locali, OccupyMcDonalds sbarcherà a Viareggio, per offrire un’opposizione critica, diretta e costante alla realizzazione del progetto in questione, accompagnata da un’informazione pulita rivolta ai cittadini e basata sulle istanze antispeciste, senza trascurare alcuna vittima di sfruttamento, perché nessuno/a è veramente libero/a se non siamo liberi/e
tutti/e.

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