Prima il cemento

Una mobilitazione spontanea, dal basso, auto-organizzata e autodeterminata senza delegare la sopravvivenza o meno di una foresta alle istituzioni che, puntualmente, hanno tradito attese che non c’erano.
L’8 luglio 2018 un nutrito gruppo di persone appartenenti alla piattaforma Defensem el Castell hanno dato vita ad un campeggio, un presidio permanente, di fatto una ZAD nel cuore della Pineta del Castell per impedire la distruzione dell’ultima zona verde di Castelldefels: un comune della Catalogna.
L’area in questione è soggetta ad un piano di urbanizzazione stipulato nel 2008 tra il comune e l’azienda Santiveri Turisme, proprietaria del 55% del terreno: strategia ormai in voga tra le lobby per assicurarsi il controllo delle zone d’interesse.
Il progetto, che prevede la realizzazione di 205 appartamenti suddivisi in 6 palazzine, accantonato da diversi anni, nel giro di pochi giorni ha subito una rapida accelerazione.
Il motivo risiede nella decisione lampo del consiglio comunale che, per evitare di dover pagare all’azienda interessata una multa di 40 mila euro, ha fornito un rapido via libera all’inizio dei lavori.
Giovedì 19 luglio, a seguito di un’operazione condotta dal Mossos d’Esquadra (l’organismo di polizia regionale della Catalogna), il presidio permanente è stato violentemente sgomberato, le persone trascinate via mentre gli operai iniziavano già l’abbattimento degli alberi.castell
Ventinove pini spazzati via in pochi minuti, ma non sono i numeri che contano, anche fosse stato un solo albero la sostanza non cambierebbe.
Che si tratti di una foresta secolare o dell’aiuola sotto casa sempre della Terra si parla, e la sua liberazione passa attraverso l’autodeterminazione di chi, a discapito delle conseguenze, si pone tra l’oppressore (in questo caso rappresentato dal braccio del capitalismo) e l’oppresso (la Terra stessa e di conseguenza chi la popola).

PP

Fonti: el periodicocomunicacio21 lavanguardia