Life and death in Bialowieza forest

Il pavimento della foresta è un cimitero, cosparso di querce e alberi abbattuti.
Sotto arti spezzati e foglie in decomposizione, migliaia di insetti si nutrono dei resti di Bialowieza.bialowieza
Un ciclo naturale dalle origini però artificiali, non determinato da leggi selvatiche, ma da quelle imposte dal capitalismo.
Riserva di caccia per re polacchi e zar russi, luogo di riferimento scientifico e di sperimentazione animale in epoca nazista, la storia di Bialowieza è scandita da quelle cicatrici che caratterizzano le ultime foreste primordiali della terra: zone di saccheggio per regimi totalitari e sistemi antropocentrici.
Casa di betulle, carpini, abeti, pini e di querce secolari esistenti da più di 500 anni.
Rifugio per la più grande popolazione di bisonti presenti in Europa, per gli ultimi konik (cavalli selvaggi direttamente discendenti dagli antenati preistorici) e per oltre 200 specie di uccelli, la vastità della foresta di Bialowieza si estende per più di 140.000 ettari di terre tra Polonia e Bielorussia. Eco di quella lotta che sugli alberi ha costruito la Resistenza a difesa della foresta di Hambach, nel 2017 Bialowieza è stata investita da una prima grande mobilitazione contro le opere di deforestazione imposte dal governo.
Patrimonio della Terra ben prima che l’UNESCO ne riconoscesse il valore in relazione al benessere dell’umanità, nel 2018 una sentenza emessa dalla corte di giustizia europea ha bloccato le opere di disboscamento della foresta precedentemente ordinate dal ministro dell’ambiente polacco come pretesto per scongiurare il danno causato dal bostryche typographe: scarabeo della corteccia.
Un provvedimento sterile quanto colpevolmente tardivo, giunto dopo anni di abbattimenti e che probabilmente non intaccherà le intenzioni delle autorità locali.
Nonostante gli appelli di numerosi scienziati, i quali hanno più volte invitato a lasciare che la natura facesse il suo corso, lo stato polacco ha stanziato un piano di deforestazione su vasta scala che prevede la macellazione di 180.000 metri cubi di alberi in circa 10 anni, al fine di arginare l’ipotesi di un’epidemia provocata dall’industria e che la stessa tenta ora di sfruttare a proprio beneficio.
La conversione di una parte della foresta in monocolture di abeti, preferiti agli altri alberi per ragioni di mercato, e gli inverni più caldi causati dal progressivo aggravarsi della crisi climatica, hanno permesso alla popolazione degli insetti in questione di esplodere, determinando una riproduzione oltre natura.
La Polonia, la cui economia ruota attorno all’estrazione di carbone grazie al contributo di numerosi istituiti di credito tra i quali spicca l’italiana Generali, insieme a Germania, Repubblica Ceca e Grecia figura nei primi 4 paesi al mondo a promuovere un settore che con quello dell’agrobusiness compone le cause scatenanti dell’attuale tracollo climatico.
Crisi globale che stati e multinazionali stanno già volgendo a proprio favore, legittimando devastazioni ambientali mascherate da opere di prevenzione funzionali a garantire la longevità di un sistema di dominio che negli anni ha saputo riproporsi sotto spoglie differenti, ma pur sempre tessute da due regimi paralleli che per sopravvivere necessitano di reciproco sostegno.
Due volti di quella stessa moneta che strumentalizzando il concetto stesso di libertà ne svende il valore a fascismo e capitalismo.

VM

fonti: earth firstnyt