I vertici decidono, ma i popoli lottano: NO OGM!

In questi giorni in Italia si decide se dare il via libera, oppure no, alla semina primaverile del mais Mon810 della Monsanto voluta soprattutto da Futuragra, associazione che spinge per la messa in coltura di ogm, partendo dal Friuli. Numerose sono state le proteste degli antiogm che si sono avvicendate in queste ultime settimane: dall’iniziativa fuori la sede dell’Efsa, all’azione nonviolenta dimostrativa proprio fuori l’abitazione di Giorgio Fidenato (Futuragra).

Mentre da questa parte dell’oceano si lotta per impedire il diffondersi delle monocolture ogm, in Argentina riprendono i blocchi per impedire l’apertura dell’ennesimo stabilimento Monsanto in una terra già sufficientemente colonizzata da campi di soia geneticamente modificata e avvelenata dai pesticidi impiegati su tali colture, come il Roundup.monsanto malvasia blocco

L’Argentina è uno dei paesi maggiormente colpiti dal fenomeno di land grabbing operato dalle varie multinazionali: l’accaparramento di terreni destinati poi alla conversione in monocolture intensive, in questo caso per la produzione di soia e mais geneticamente modificati destinati prevalentemente all’alimentazione degli animali negli allevamenti.

Il 5 aprile scorso sono passati esattamente duecento giorni da quando gli attivisti antiogm di Malvinas por la Vida hanno attivato il presidio di Malvinas, nella provincia di Còrdoba, dove dovrebbe sorgere il nuovo stabilimento Monsanto, la cui costruzione era stata bloccata nei primi giorni di gennaio 2014 in attesa dello studio approfondito di impatto ambientale.
Tale rapporto è stato rilasciato lo scorso 10 febbraio, con un rifiuto del progetto presentato da Monsanto. L’operazione, quindi, per essere bloccata, aveva solo bisogno del parere del Sindaco e per questo il 20 febbraio gli attivisti hanno riempito le strade, marciando verso il Comune per ottenere una risposta, che non c’è stata.
Il Sindaco ha infatti rimandato la decisione al Governatore, che poi ha rimandato ancora al Sindaco, il quale ha dichiarato di non aver mai ricevuto il rapporto sull’impatto ambientale dello stabilimento, sebbene la notizia del rifiuto da parte del rapporto risulti addirittura sul sito stesso del Governatore. Ma si sa come i governi siano facilmente assoggettabili da multinazionali come Monsanto, che hanno tutte le risorse economiche e legali per condurre pressioni su di essi e ottenere ciò che vogliono.
Il blocco degli attivisti quindi continua, con tanto di tende e giardino: hanno dichiarato che resteranno sul posto fino a quando non verrà fatta chiarezza e la costruzione dello stabilimento verrà definitivamente cancellata.

La lotta che queste persone stanno conducendo in Argentina per la salvaguardia dei territori, della salute personale e ambientale non è diversa da quella che, ormai da mesi, ha visto la luce anche dalle nostre parti.

Volantino disponibile alla sezione "materiale" sul sito www.earthriot.org

Volantino disponibile alla sezione “Materiale” sul sito www.earthriot.org

Una lotta contro quelle dinamiche aggressive sulle quali si basa un mercato pilotato dalle multinazionali, che possiamo minare e sgretolare ogni giorno anche attraverso ciò che decidiamo di acquistare. Importiamo organismi geneticamente modificati da oltre 18 anni, all’interno di vari prodotti industriali, tramite sementi contaminate e all’interno della carne, ma non obbligatori da segnalare sulle etichette.

Come sempre, le nostre scelte quotidiane hanno un ruolo fondamentale sulla direzione che il mercato può prendere.

fonte: Revolution News