Storie di colonialismo e globalizzazione: El Tio

Negli anni Settanta alcuni antropologi intrapresero lo studio delle comunità minerarie della Bolivia allo scopo di coglierne le trasformazioni sopraggiunte in seguito al loro inserimento in un processo produttivo controllato dalle multinazionali.
I risultati di queste ricerche rivelarono che i minatori boliviani dello stagno avevano sviluppato in chiave “demoniaca” l’idea del proprio rapporto con il lavoro. Ufficialmente cristiani, questi minatori praticavano tuttavia il culto degli spiriti della fertilità e delle divinità dell’antica religione andina.
Spiriti e divinità abitano nel sottosuolo e sono dispensatrici di vita e di morte. Essi portano agli esseri umani l’abbondanza e la povertà. Una di queste divinità, ribattezzata dai minatori “El Tio” (in spagnolo “lo zio”), è molto importante perché controlla le risorse del sottosuolo, e in particolare lo stagno.

una delle raffigurazioni di “El Tío”, all’ingresso della miniera di Cerro Rico a Potosí (Bolivia) – foto di Nicole Courneya

L’immagine di Tio, raffigurato in forma di diavolo e “con gli occhi assetati di sangue” (il sangue dei minatori) è incisa su un pezzo di stagno, a volte dipinta su tavole di legno oppure è plasmata in forma di statuetta. Essa viene posta dai minatori all’ingresso delle gallerie della miniera e i minatori le sacrificano piccoli animali domestici e le rivolgono preghiere affinché Tio consenta lor di trovare lo stagno.
Gli antropologi ritengono che Tio sia per i minatori il punto di mediazione e di passaggio concettuale fra un’idea del delicato equilibrio che presiede al rinnovamento ciclico della natura e dei suoi frutti (idea tipica della cultura locale), e il peso di una logica di sfruttamento all’infinito delle risorse naturali (espressione del sistema capitalistico di produzione).
Tio servirebbe insomma a questi minatori, la cui sopravvivenza dipende dallo stagno che si procurano rischiando la vita nelle viscere della Terra, per pensare la contraddizione della propria condizione. Tale contraddizione consiste nel fatto che mentre essi sono dipendenti dalla natura per la propria sopravvivenza, di fatto, per poter sopravvivere contribuiscono alla sua distruzione in quanto agenti impotenti in una logica di sfruttamento della natura che considera quest’ultima come qualcosa di illimitato.
Tio è la ritraduzione, in termini del tutto attuali, delle divinità del sottosuolo, tradizionali custodi delle risorse naturali.

Ugo Fabietti, Elementi di Antropologia culturale, Milano, Mondadori, 2010, 283-85.

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