Biodevastazione: olio di palma sbarca a Marghera

Sabato 15 febbraio la prima nave contenente 22.000 tonnellate di olio di palma proveniente dall’Indonesia è attraccata al porto di Marghera; tale carico è destinato all’Eni, che dall’aprile prossimo inizierà la produzione di carburanti “verdi” tramite la lavorazione di questa sostanza.

La notizia dell’arrivo del primo carico di olio di palma però è stata data solo nel pomeriggio di mercoledì 19, forse per evitare le possibili proteste di chi sta conducendo la lotta contro queste biodevastazioni.

L’Eni continua a difendersi dietro dichiarazioni che promettono nuovi posti di lavoro per i cittadini veneti e sbandierando la sostenibilità dell’olio di palma acquistato, fornito di certificazione.

La certificazione di cui la multinazionale petrolchimica si vanta, che secondo loro dovrebbe tranquillizzare tutti quanti, è quella rilasciata dall’ISCC, organo che si dimostra essere una vera e propria garanzia, considerando che tra i propri clienti si segnala la presenza della Wilmar, la più grande corporazione produttrice di olio di palma, colpevole della maggior parte della scomparsa delle foreste di Sumatra (Borneo – Indonesia).

Sumatra, estate 2013, gli incendi appiccati da Wilmar e Sime Darby.

Sumatra, estate 2013, gli incendi appiccati da Wilmar e Sime Darby.

In commercio non esiste neanche una goccia di olio di palma bio o sostenibile, ma per capire questo basta pensare ai 21 giorni di navigazione e alla distanza di 16 mila chilometri coperta dalle navi per far giungere la sostanza incriminata in Europa che il commercio a chilometro zero viene demolito sul nascere.

L’Eni inneggia al progresso cui porterà il progetto dell’impianto Versalis di Porto Marghera, un progresso costruito sulle macerie lasciate nelle foreste indonesiane e malesiane e i media gli fanno da coro, mentre dalla loro parte il Sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e i sindacati vari si dicono molto soddisfatti. Ma se qualche mese fa l’Eni prometteva 400 posti di lavoro, ora pare che a pieno regime produttivo lo stabilimento impiegherà al massimo 90 persone e di queste solo 20 fino al 2016. Operai probabilmente non informati dei rischi ai quali espongono la loro salute, esattamente come i cittadini di Marghera, intervistati da Earth Riot qualche settimana fa, che si sono detti ignari del progetto incriminato (video).marghera lavoro

La raffineria Eni di Porto Marghera punta a raggiungere entro il 2015 una capacità di 500.000 tonnellate annuali, questo anche grazie all’accordo siglato con la multinazionale chimica americana Elevance Renewable Science Inc.

Aspetto, quest’ultimo, da non trascurare, innanzitutto perché ci fa capire quanto verranno spremute le foreste del Borneo nei prossimi anni: per rispondere a tale richiesta circa 180.000 ettari di terreno verranno sacrificati a favore di monocolture industriali di palma da olio, lasciando senza casa 1.200 orango e privando numerosi popoli delle principali fonti di sostentamento. In secondo luogo, per le aziende parnter dell’Elevance, tra multinazionali sementifere per la produzione e successiva colonizzazione dei terreni a soia OGM e non, chimiche, petrolifere, ecco spuntare nuovamente lei: la Wilmar.

Le ragioni quindi che ci portano a definire “malato” il progetto dell’Eni non mancano, come non mancheranno le proteste che ci vedranno scendere in piazza a Marghera il prossimo 29 marzo per una manifestazione nel centro della città che possa far luce sulle biomenzogne che questa multinazionale continua a raccontare.

Una manifestazione che fa parte di una lotta più ampia contro le dinamiche di mercato su cui poggia una società aggressiva, che mira al continuo sviluppo, senza riguardo per le conseguenze, basata sullo sfruttamento di ogni risorsa offerta dal pianeta, l’impoverimento e la schiavitù dei popoli che non vivono o che non accettano di vivere secondo questi ritmi e per questi scopi, l’estinzione, la tortura e l’uccisione di innumerevoli specie animali.

Marghera, 29 marzo 2014, tante ragioni per esserci, un solo obiettivo: BLOCCARE IL MERCATO DELL’OLIO DI PALMA! #STOPOdP

Immagine che potete salvare e impostare come copertina per il vostro profilo facebook per darci una mano a pubblicizzare la manifestazione.

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Maggiori info sulla manifestazione e organizzazione pullman.

 

2 thoughts on “Biodevastazione: olio di palma sbarca a Marghera

  1. mi importa assai degli orango, a me importa delle 90 famiglie che avranno da mangiare con il lavoro tramite l’utilizzo dell’olio di palma, mi importa un cazzo degli orango. Se fate abolire il progetto cari animalisti, alle 90 famiglie glielo date voi da mangiare, e glielo fate voi lo stuipendo e la pensione ????

    • Innanzitutto, Massimo, complimenti: deduciamo dal tuo commento che hai letto veramente a fondo il nostro articolo se quello che ne tiri fuori è che siamo animalisti.
      Ad ogni modo, dicci, Massimo, invece chi pagherà la salute delle famiglie che abitano a Marghera e soprattutto quelle degli operai che lavoreranno nello stabilimento? Tu? Fatti avanti. La tua è la solita critica che ci sentiamo fare, ma se tutti ragionassimo come te chissà dove sarebbe il mondo oggi. Assecondare progetti folli per tutti perché convenienti per pochi ha portato e continuerà a portare il mondo nostro e di tutti sempre più alla distruzione. Grazie, meno male che non esistono solo persone come te.

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