War Job – Mercanti di morte: Elbit Systems

Sorvegliare, controllare, legittimare la militarizzazione delle terre normalizzando quella cultura della guerra divenuta ormai un business, ulteriore strumento del capitalismo che le multinazionali del settore proiettano abitualmente nel quotidiano.
L’obiettivo dei mercanti di morte è di coprire ogni aspetto del mercato generando richiesta anche laddove non esisteva domanda, dall’interessamento e supporto fornito ai principali conflitti bellici incentivandone la persistenza, al sostegno offerto a regimi dittatoriali, fino all’infiltrazione di tecnologie militari applicate in ambito civile.
Multinazionali come Amazon hanno già sperimentato apparecchiature che, prodotte per scopi militari, vengono applicate per soddisfare le richieste della clientela: la tecnologia unmanned aerial vehicle (UAV) ideata da Elbit Systems per droni da combattimento è adottata per la consegna automatizzata dei pacchi (Amazon Prime).
Colosso israeliano nella produzione di armi, 28° a livello mondiale con stabilimenti sparsi in India, Brasile e Stati Uniti, Elbit Systems ha costruito le proprie fortune grazie alla progettazione di quei sistemi di sorveglianza e tecnologie a pilotaggio remoto oggi impiegate dai principali regimi oppressivi nella persecuzione dei popoli e il controllo delle frontiere.
La stretta collaborazione tra multinazionali del settore sta permettendo il rapido evolversi di queste tecnologie presentate in occasione dell’Exponaval tenutosi nel dicembre 2018 a Valparaiso (Chile), dove Elbit Systems ha potuto esporre, tra gli altri, il sistema USV (Unmanned Surface Vessel) per il controllo a distanza di apparecchi militari navali.
Questo grazie all’accordo siglato tra Elbit e l’italiana Leonardo (ex Finmeccanica), fornitrice dei siluri subacquei armati dalla tecnologia a pilotaggio remoto.
Una collaborazione di vecchia data, che vede Elbit produrre munizioni e componenti integrali per tutti gli aerei d’attacco israeliani, compresi gli F-35 che, anche se prodotti dalla multinazionale statunitense Lockheed Martin, vengono assemblati da Leonardo presso lo stabilimento FACO di Cameri (Novara).infografica_segreti_aereo-f35
Primo fornitore di armamenti dell’esercito israeliano, l’origine di Elbit Systems deriva da una joint venture siglata nel 1966 tra il ministero della difesa e la società Elron, ulteriormente potenziata nel 2018 a seguito dell’acquisizione di IMI (Israel Military Industries): industria produttrice di armi terrestri esportate anche all’estero.
Oltre a produrre strumenti di repressione, IMI contribuisce all’inquinamento del suolo e delle falde acquifere.
La sede originaria dell’impianto sito nella località di Ramat HaSharon (città israeliana della pianura di Sharon) ha avvelenato la terra su cui poggia sin dall’inizio degli anni ’80, ragione per cui nel 2018 Elbit ha deciso lo spostamento dello stabilimento nel deserto del Negev.
Questo provocherà l’esproprio forzato delle comunità beduine palestinesi, oltre ad esporre nuove aree di terra e popolazioni a gravi rischi per la salute.
La relazione simbiotica con lo stato di Israele ha permesso ad Elbit, che assume regolarmente ex generali dell’esercito in pensione, una rapida crescita anche a livello mondiale.
La rapida assunzione da parte dell’esercito israeliano delle apparecchiature progettate da Elbit permette alla compagnia di etichettare i suoi prodotti come “collaudati dalla battaglia”, sigla che facilita l’esportazione di armamenti all’estero, mercato dal quale proviene l’80% del guadagno annuo.

Pareti intelligenti

Il muro di separazione israeliano nella West Banck (Cisgiordania), quello sulle alture del Golan e quello sotterraneo scavato a 130 piedi di profondità (circa 40 metri) intorno alla Striscia di Gaza hanno fatto di Elbit Systems, che le ha ribattezzate “pareti intelligenti”, leader mondiale nelle tecnologie per il monitoraggio e la sorveglianza delle frontiere, compresi i sistemi di rilevamento dei tunnel che le hanno valso il premio Israel Defense Award.

An Israeli army officer walks on July 25, 2014 during an army-organised tour in a tunnel said to be used by Palestinian militants from the Gaza Strip for cross-border attacks. Israel launched its military offensive aiming at destroying tunnels used by Gaza militants. AFP PHOTO / POOL / JACK GUEZ (Photo credit should read JACK GUEZ/AFP/Getty Images)

Primato che ha permesso il consolidarsi dei rapporti con gli Stati Uniti, sopratutto nell’ambito del controllo delle frontiere e della costruzione del muro di separazione tra US e Messico, grazie ai numerosi contratti siglati tra Elbit e il DHS (Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America).
Nel 2018 l’amministratore delegato di Elbit Systems ha affermato che la crescita dell’azienda può essere attribuita all’aumento della spesa degli Stati Uniti per i sistemi militari di terra e la sicurezza nazionale lungo il confine tra Stati Uniti e Messico.
Una collaborazione che vede la multinazionale israeliana offrire i propri contributi anche in ambito di campagne politiche, sopratutto a candidati repubblicani, portando all’assunzione da parte dell’amministrazione Trump del responsabile di Elbit Ssystems per la sede statunitense.
Ma il rapporto tra Stati Uniti ed Elbit risale già al 2004, quando la CBP (Protezione doganale degli Stati Uniti) ha iniziato a testare i primi droni, adottando poi il modello Hermes 450 per l’efficienza sul campo e il costo del prodotto.
Attraverso appalti e subappalti, Elbit dal 2006 è interessata anche nel controllo delle frontiere terrestri statunitensi, non solo con con il Messico, ma anche col Canada, tramite la fornitura di 300 torri di sorveglianza denominate Integrated Fixed Towers (IFT).
Queste strutture, alte da 80 a 160 piedi (tra i 25 e i 50 metri), sono dotate di telecamere giorno/notte e di un radar in grado di identificare le persone a 12 miglia di distanza (circa 2 chilometri).
Tutte le torri inviano i dati rilevati a un sistema di comando e controllo remoto chiamato TORCH, sviluppato da Elbit per il muro di separazione israeliano nella West Bank (Cisgiordania).
Nel 2014 la CBP sigla un contratto da 145 milioni di dollari con Elbit Systems per il posizionamento iniziale di 15 torri IFT sul confine tra Arizona e Messico, sistema che nel 2017 è stato installato anche sulla frontiera con il Texas.

Droni

Utilizzati abitualmente dall’esercito israeliano per la sorveglianza, la raccolta di informazioni e l’acquisizione di nuovi obiettivi, i droni prodotti da Elbit Systems vengono esportati anche in Azerbaigian, Brasile, Cile, Colombia, Georgia, Messico, Filippine, Singapore, Svizzera, Tailandia, Regno Unito e Stati Uniti.
La tecnologia Hermes è quella maggiormente impiegata da Israele nel corso delle principali operazioni belliche.
Durante il bombardamento del Libano nel 2006 che provocò la morte di 1.183 persone, un terzo delle quali erano bambini.
In occasione dell’operazione “piombo fuso”, quando Israele lanciò l’assalto a Gaza tra il 2008 e il 2009, periodo in cui vennero uccise 1.383 persone, tra cui 333 bambini e il ferimento di altre 5.300.fosoforo-blanco-gaza-palestina-estado-de-israel-terroristas
Nel corso di quell’offensiva il solo impiego del drone Hermes, armato di missili e del sistema a pilotaggio remoto UAV, portò all’assassinio di 461 palestinesi e alla distruzione delle abitazioni di oltre 3.400 famiglie grazie all’utilizzo combinato del Caterpillar D9, sempre prodotto da Elbit e fornito della medesima tecnologia.
Nel 2018 Elbit Systems si aggiudica un’ulteriore gara d’appalto che gli permette lo sviluppo di droni più piccoli, quelli che nel maggio dello stesso anno sono stati impiegati dall’esercito israeliano per il lancio di lacrimogeni contro civili palestinesi, nel corso della Grande Marcia del Ritorno a Gaza.nacba
Nella produzione dei propri armamenti Elbit non disdegna l’utilizzo di armi chimiche, come il fosforo bianco nella fabbricazione di munizioni incendiarie e fumogene, e le bombe a grappolo, ordigni che possono rimanere inesplosi anche per anni, per poi detonare all’improvviso mentre persone ignare del pericolo ne vengono a contatto.

Il supporto a regimi oppressivi

Il contributo al mantenimento di regimi dittatoriali offre a multinazionali come Elbit terreno fertile sul quale coltivare i propri guadagni.
Utilizzati anche dalla NATO nel corso di operazioni in Iraq e Afghanistan, i droni Hermes e Skylark sono venduti in Messico, Colombia e Honduras, in quest’ultimo paese pochi mesi dopo l’uccisione di 22 persone da parte delle forze di sicurezza locali, freddate nel corso di una protesta contro i brogli elettorali.
Nel 2014, in occasione della coppa del mondo di calcio, Elbit ha venduto al Brasile droni Hermes 900, successivamente impiegati dal governo locale per sopprimere le manifestazioni contro l’esproprio forzato di oltre 250.000 persone, cacciate dalle case per far spazio alle infrastrutture necessarie allo svolgimento dell’evento sportivo.
Gli stessi droni vengono venduti da Elbit Systems e dalla Bluebird Aero Systems (altra compagnia israeliana) al Chile nell’ambito della militarizzazione del Wallmapu, per il controllo delle foreste dell’Araucania e del Bio Bio attraverso la persecuzione delle comunità Mapuche e la criminalizzazione della resistenza di un popolo soggetto alle leggi antiterrorismo sancite in epoca Pinochet.

“Shooting with the best” (sparare con il meglio)

Questo è lo slogan con cui Elbit Systems si muove anche nel mercato civile, vendendo munizioni sopratutto negli Stati Uniti attraverso i marchi controllati Samson e IMI.
Ma la moda, o meglio, strategia di marketing del momento vede multinazionali come Elbit espandere il proprio monopolio in ogni settore, infiltrandosi nel quotidiano, traendo benefici e introiti dalla vita di tutti i giorni.
Sempre negli Stati Uniti ha diffuso un sistema di comunicazione per l’organizzazione del lavoro aziendale denominato WideBridge, raccogliendo così informazioni e dati privati dei/delle singole persone che lo usano, oltre a collaborare con le principali compagnie del settore nello sviluppo di sistemi informatici di sicurezza.
Ha brevettato una linea di occhiali intelligenti per ciclisti, Everysight Raptor Augmented Reality, che archiviano informazioni in base a quello che osservano.
Altre filiali Elbit che sviluppano prodotti commerciali includono Geospectrum Technologies, società canadese che progetta sensori acustici e sistemi radar militari, e KMC Systems, un produttore statunitense di strumenti diagnostici medici personalizzati.
Con un’opera di conversione del drone militare Hermes 450, Elbit nel 2016 ha fatto ufficialmente ingresso anche nel settore dell’agrobusiness tramite un accordo siglato con la North Dakota State University per l’utilizzo della tecnologia UAV nell’agricoltura di precisione.

Boicottaggio

Come le multinazionali, indistintamente dal settore nel quale operano, tentano di inserirsi nel quotidiano, condizionando e manipolando a proprio favore ogni aspetto della vita e, nel caso di Elbit Systems, della morte, allo stesso modo consumatori e consumatrici dispongono di strumenti pratici per destabilizzarne l’operato.
Etichettat* come tal* dal sistema capitalista, in quanto riconosciut* solo in base alla propria risposta economica, consumatori e consumatrici rappresentano quelle pedine del mercato che possono determinare il successo o la caduta delle corporations, spostando gli equilibri semplicemente attraverso le proprie azioni.
Le numerose proteste ricevute hanno condotto persino il colosso bancario HSBC, il più grande istituto di credito europeo, a disinvestire in Elbit Systems, escludendo la multinazionale israeliana da fondi pensione e precludendole la possibilità di ricevere sovvenzioni anche in altre parti del mondo.
Nonostante la forte presenza di Elbit negli Stati Uniti, i contratti siglati e gli investimenti ricevuti da numerosi organi governativi, diverse università, tra cui quella dell’Oregon e di Chicago, hanno messo fine alle collaborazioni con il colosso militare a seguito del sostegno fornito al regime di apartheid dello stato di Israele contro il popolo palestinese, provvedimento che per le stesse ragioni coinvolge anche società come Sodastream, Motorola e HP.

Tutt* possiamo fare la differenza, reperire e ottenere informazione pulita è il primo passo per conoscere il nemico e sapere come combatterlo.

VM

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Fonti: analisidifesa infopal globes ilpost corporatewatch timesofisrael reuters investigate