no future – Earth Raises (mobilitazione quotidiana)

alcuni dicono che dovrei andare a scuola, dicono che dovrei studiare per diventare una scienziata climatica così posso “risolvere” la crisi climatica
ma la crisi climatica è già stata risolta
abbiamo già tutti i fatti e le soluzioni, dobbiamo solo svegliarci e cambiare
e perché dovrei studiare per un futuro che presto non ci sarà più? e quando nessuno fa niente per salvarlo?
e perché imparare dei fatti a scuola quando i fatti più importanti forniti dalla massima scienza dello stesso sistema scolastico chiaramente sono privi di valore per i nostri politici e la nostra società
si, abbiamo bisogno della speranza, certo che ne abbiamo bisogno, ma se c’è una cosa che ci serve di più della speranza, è l’azione!
(Greta Thunberg, giovane attivista svedese – video)

A metà anni ’70, di fronte ad un crescente livello di disoccupazione e all’impossibilità di avere una casa, in Inghilterra scoppiano le rivolte di piazza, proteste che porteranno alla costituzione dei primi squat e lo svilupparsi di forme di autogestione e autodeterminazione.
Per sottolineare l’approssimarsi di un futuro precluso, tutto questo viene identificato e scandito col termine No Future, motto successivamente adottato dal panorama punk musicale.
Dopo oltre 40 anni la storia si ripete, solo che adesso la casa è rappresentata dalla Terra e la lotta finalizzata alla distruzione del sistema capitalista, non per la concessione verticale di qualche bene materiale, ma per la Liberazione di tutt*.
Questo non è Fridays for Future e non intendiamo demonizzarne il percorso, ma come puntualmente sottolineato anche dagli/dalle hambacher: “il futuro è nelle nostre mani, non in quelle di governi e politici”.

Se la storia si ripete è perché sono gli errori ad essere replicati.
Attraverso approcci settoriali e monotematici, delegando la lotta, subordinando il reale concetto di Liberazione in cambio dell’illusione di una libertà fittizia appositamente impacchettata e servita dalle stesse autorità alle quali ora si domanda un cambiamento, compromessi.
Il 2038 è già in parte un compromesso, perché consegna l’erroneo convincimento che vi sia ancora tempo, mentre quella soglia è stata superata da tempo.
Qualcun* ora potrebbe domandarsi perché mobilitarsi se il limite è già stato varcato.
Ma non si lotta per vincere.
Si lotta perché si deve, perché è giusto farlo, fosse anche solo per restituire alla Terra un brandello della libertà stappatale a vantaggio di un sistema di schiavitù globale.
Ma il cambiamento climatico non è qualcosa di magico, è determinato dalle nostre scelte quotidiane.
L’insieme dei settori che costituiscono l’agrobusiness (industria della carne e dei derivati animali, monoculture, multinazionali dell’agro-chimica) e l’industria mineraria estrattiva (petrolio, gas, litio, coltan, cobalto e carbone) sono i primi due fattori a provocare il cambiamento climatico, un fenomeno che rende vano il concetto stesso di Liberazione.
A tal proposito desideriamo proporre qualcosa di parallelo, ma diverso, che ci auguriamo possa integrare ed intersecarsi con le mobilitazioni in corso, promuovendo, sostenendo ed alimentando la cultura dell’autodeterminazione per una maggiore responsabilizzazione del/della singol*.
Una formula a noi cara, che negli anni si è dimostrata più volte efficace, incentrata sull’informazione pulita volta al boicottaggio dei templi in cui consumismo e capitalismo tessono la loro trame: la GDO (Grande Distribuzione Organizzata).
Volantinaggi selvaggi a tappeto in ogni città possibile, in contemporanea o meno, contro quei marchi e multinazionali che promuovono pratiche di land grabbing, deforestazione, repressione e persecuzione di intere popolazioni, schiavitù e sfruttamento animale: una mobilitazione quotidiana che non lasci più indietro nessun*!
Partendo dal presupposto che l’esterno di un qualsiasi supermercato o discount va bene, vogliamo ugualmente fornire alcune indicazioni su alcuni simboli sensibili che, più di altri, da decenni stanno contribuendo a scavare il baratro nel quale la Terra sta sprofondando.

COOP – Vetrina di greenwashing, insostenibilità ambientale e del concetto di “benessere animale” promosso dall’associazione di allevatori statunitensi Compassion in World Farming (CIWF), importato e diffuso in Italia da Slow Food e Eataly con il supporto di Cremonini che a sua volta rifornisce di carne di manzo i supermercati appartenenti a questa catena.

vol in formato A5

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Lidl – Catena di supermercati di origine tedesca, nell’estate del 2018 mise in vendita una linea di cereali per bambini volta a normalizzare l’operato della multinazionale energetica RWE (tramite fumetti riportati sulle confezioni) e la conseguente devastazione della foresta di Hambach: icona della lotta di Liberazione dell Terra.

vol in formato A5

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Benetton (e quindi Sisley) – Multinazionale italiana al centro dell’opera di persecuzione delle comunità Mapuche (tradotto: Popolo dell Terra), attraverso pratiche quali land grabbing (accaparramento delle terre) per il controllo e la conversione di vaste zone di foreste primarie in allevamenti e monoculture.

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McDonald’s – In quanto simbolo del sistema di dominio e sfruttamento globalizzato e legalizzato prodotto dal capitalismo, esempio pratico dell’operato messo in campo dalle multinazionali in generale.

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La Terra è in saldo, fascismo e capitalismo le due facce di quella stessa moneta che ne svende il monopolio a stati e multinazionali.
Il cambiamento parte da ognun* di noi!

VM