La purezza contaminata

L’acqua è vita, l’elemento di cui nessuno può fare a meno, la risorsa più preziosa del Pianeta.2013_cooperazione_idrica
Si stima che nel tempo di due generazioni l’acqua presente sulla Terra non sarà più sufficiente a sopperire alla richiesta dei 9 miliardi di persone che la abiteranno, ma già oggi molte popolazioni sono costrette a razionarla o, peggio ancora, non ne hanno di potabile.
Vi sono molte cose alle quali si può rinunciare, ma l’acqua non è una di queste; senza acqua non è possibile immaginare alcuna forma di vita.

Se poi, oltre al pericolo che l’acqua presto potrebbe non bastare per tutti, si aggiungono anche le contaminazioni da sostanze chimiche che la rendono imbevibile e dannosa per la salute, la situazione rischia di prendere aspetti catastrofici.

Un recente studio condotto dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha rilevato la presenza di pesticidi nelle acque del territorio italiano: ben 118 tipi diversi, sostanze utilizzate abitualmente in agricoltura che attraverso le piogge vengono assorbite dai terreni, finendo così nelle acque sotterranee e superficiali.
Questi agenti chimici, studiati per combattere i parassiti, sono dannosi anche per le persone e per gli animali.

Il ciclo dei pesticidi e la contaminazione delle acque

Il settore agricolo italiano fa uso di 300 diversi tipi di sostanze tra erbicidi, funghicidi e insetticidi. Vi è poi da fare un discorso particolare per quanto riguarda il glifosato, sostanza erbicida brevettata dalla Monsanto e largamente utilizzata, principio attivo del Roundup, pesticida commercializzato da questa multinazionale.

L’unica regione in Italia, al momento, a tenere monitorata la presenza di questa sostanza nelle risorse idriche è la Lombardia, dove è stata trovata nel 77,1% delle acque superficiali controllate.
Varie ricerche e studi hanno già denunciato la presenza di glifosato nelle urine umane; entrare in contatto con questa sostanza, consumare prodotti sui quali è stato usato il Roundup mette a rischio il DNA, può causare sterilità maschile, malformazioni del feto durante la gravidanza e l’insorgere del cancro.
Il glifosato, finendo nel nostro organismo, attacca le pareti del tratto gastrointestinale, uccidendo i batteri benefici che ospitiamo e mettendo a serio rischio la nostra salute; l’80% delle difese immunitarie si trovano proprio in questi organi.

Il pesticida Roundup viene venduto dalla Monsanto ad agricoltori e aziende che a loro volta hanno acquistato, dalla stessa multinazionale, sementi geneticamente modificate denominate Roundup Ready, come ad esempio la soia, studiate appositamente per resistere al pesticida stesso, in quanto ne contengono il principio attivo al loro interno.
Questa strategia garantisce alla Monsanto un mercato a 360°: agli agricoltori vengono promesse rese di raccolto maggiori, ma in realtà queste sostanze uccidono i terreni e avvelenano le acque con le conseguenze sopra citate.

Ma non commettiamo l’errore di pensare che questo accada solo in America. Nelle scorse settimane, all’insaputa quasi di tutti, 32.000 ettari di terreno sono stati seminati in Friuli con mais geneticamente modificato Mon810 della Monsanto. Tutto legale perché l’Unione Europea, ormai alla mercé delle pressioni applicate dalle multinazionali, ha approvato tempo fa questo tipo di mais OGM offrendo così la libertà di semina a chiunque lo voglia impiegare.
A più voci si invoca l’applicarsi della famigerata “clausola di salvaguardia”, un’ancora di salvezza che permetterebbe ad uno Stato, quando egli ritenga che i rischi legati ad un OGM non siano stati adeguatamente valutati dall’Ue, la facoltà di bloccarne la coltivazione sul proprio territorio; sarà poi l’Ue a determinare se il pericolo è fondato oppure no. Una clausola comunque molto fragile perché il giudizio finale spetterebbe comunque all’UE, che, ultimamente, ha dimostrato di non avere molto a cuore le sorti ambientali e la salute del consumatore, oltre al fatto che per essere applicata dovrebbero prima rilevarsi danni dallo stato in questione.
Per “garantire”, si fa per dire, la sicurezza degli OGM c’è già chi ha proposto di prolungare il periodo di test effettuati sui topi passando da 90 giorni a due anni. Invece che soffrire e morire dopo tre mesi, le cavie in questione sarebbero costrette a un’inutile agonia lunga 730 giorni, che porterebbe a risultati comunque inattendibili a spiegare quali effetti un organismo geneticamente modificato possa realmente avere sull’uomo.monsanto test sui ratti

Molti rischi ancora si intravedono all’orizzonte: la Monsanto non ha mai rinunciato veramente all’Europa per la coltivazione di OGM, ha solo cambiato strategia, e mentre i campi vengono seminati senza che se ne sappia nulla, il rischio che sempre più acqua venga avvelenata dai pesticidi aumenta.
Garanzie poche, dubbi a non finire, ma una convinzione che, visti gli sviluppi recenti, cresce sempre di più: solo una grande mobilitazione dal basso può portare a dei cambiamenti reali, tangibili, duraturi.
Non aspettiamoci regali, attenzioni né quello che ci spetterebbe di aspettarci per natura di cose dall’UE o da altri organi che, in teoria, dovrebbero tutelare la salute ambientale e di conseguenza di ogni essere vivente.
E non dimentichiamoci che se il Pianeta soffre le conseguenze si ripercuotono anche sui suoi abitanti.

Campagna "Calcia via gli OGM": clicca sull'immagine per aderire e firmare la petizione online

Campagna “Calcia via gli OGM”: clicca sull’immagine per aderire e firmare la petizione online