Contestata la Wilmar, il più grande rivenditore (ma non solo) di olio di palma di tutto il Mondo

La multinazionale Wilmar risulta essere la più grande azienda di distribuzione di olio di palma, ma non si limita solo a questo: nel 2010 è stata pizzicata dall’associazione ambientalista Save Our Borneo mentre era intenta ad abbattere le foreste del Kalimantan (Indonesia), quella stessa zona di cui vi abbiamo parlato qualche tempo fa raccontandovi della vicenda dell’orango Pelangsi.

In questi giorni, la Wilmar è stata soggetta a proteste da parte dell’associazione tedesca Robin Wood che ha fatto richiesta alla multinazionale di cessare l’espansione delle piantagioni di palme da olio e una riqualificazione delle terre che possano essere nuovamente utilizzate, e non sfruttate, dalle popolazioni locali.


L’associazione Robin Wood che protesta contro la Wilmar

L’azienda si difende affermando di far parte del Tavola Rotonda sull’Olio di Palma Sostenibile (RSPO); peccato che ormai sia totalmente dominata da chi vuole speculare sulle terre, ignorando la sostenibilità e privilegiando unicamente la massimizzazione dei profitti.

La RSPO non è in grado di limitare le opere di disboscamento da parte delle multinazionali né l’utilizzo di pesticidi altamente nocivi e tossici come il paraquat, correlato all’aumento di rischio di contrazione del Parkinson, e quando si parla di pesticidi viene subito da chiedersi se in mezzo a queste azioni non vi sia anche lo zampino della Monsanto.

Il mercato dell’olio di palma è sicuramente una delle onte più devastanti per l’ambiente, per la vita delle persone e degli animali che risiedono nelle zone colpite. Solo le piantagioni di palme da olio della Wilmar presenti in Indonesia si estendono per 180.000 ettari di terreno… terreno una volta ricoperto dalle foreste.

Vogliamo ricordare un caso avvenuto in Colombia nel 2010 per quanto riguarda la produzione di olio di palma biologico.

L’azienda colombiana Daabon, che opera nel settore, fornitrice di marchi alimentari del biologico come Rapunzel e Allos, avrebbe estirpato le coltivazioni di cacao e mais di 123 famiglie in seguito a questo cacciate da quelle zone grazie anche all’aiuto della polizia.

Ovviamente tutto questo per piantare nuove culture per la produzione di olio di palma biologico.

La prassi è sempre questa: estirpare le coltivazioni locali, distruggendo così l’economia del posto, cacciare intere popolazioni dai propri luoghi di origine, sfruttare più acri di foresta possibili pesando sul giusto funzionamento dell’intero ecosistema e coinvolgendo ogni creatura che lo abita a rischio della sua vita e che da quelle terre dovrà fuggire… e per cosa? Per produrre un olio altamente dannoso per la salute delle persone.

Non ci sembra vi sia nulla di biologico e di sostenibile in queste azioni.

One thought on “Contestata la Wilmar, il più grande rivenditore (ma non solo) di olio di palma di tutto il Mondo

  1. L’articolo, e tutti quelli collegati riguardanti l’argomento, e’ molto interessante e porta all’attenzione qualcosa di cui nessuno parla. Spesso mi capita di comprare alimenti presso la catena Naturasì, e mi rendo conto, con grande rammarico, che moltissimi prodotti contengono olio di palma, ingrediente spesso nascosto “tra le righe”, in modo non riconoscibile e comunque apparentemente non nocivo alla salute, punto sul quale a mio avviso converrebbe puntare nel rendere noto il problema a coloro che spero vorranno approfondire la questione, dato che finche’ si parla di salute, l’uomo ascolta. La mia speranza e’ che si incontrino persone interessate non solo a questo “risvolto negativo”, ma anche a cio’ che succede fuori dall’orto di casa propria… e che non vedano l’Indonesia, l’Amazzonia, la Colombia ecc. come troppo lontane (e semi-conosciute) dal loro raggio d’interesse. Come forse direbbe Simone, “Speremu ben”… e con questo ribadisco la mia stima nei vostri confronti, e la capacita’ di concentrare l’attenzione su argomenti, fatti, questioni molto spesso nuove e non “trite e ritrite”, che magari incontreranno lo stupore dei molti (per adesso) e l’interesse dei pochi (mi riferisco ovviamente al pubblico, non mi viene il termine esatto, che si puo’ incontrare in un pomeriggio di un giorno qualunque in una zona come Via XX Settembre, non certo agli addetti ai lavori, se mi passate l’espressione). In tutto cio’ traspare una grande apertura mentale, cosa sempre piu’ rara nella societa’ del mugugno, ed una perizia nel ricercare informazioni presso fonti magari poco conosciute, e certo non per questo meno attendibili di quelle classiche, dalle quali quasi tutti attingono alla ricerca di notizie che alla fine risultano come “prodotte in serie”….

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