TERRE DISBOSCATE E MARI SACCHEGGIATI… è davvero questo il progresso?

La storia della Papua Nuova Guinea è una delle tante: un’isola già soggetta a radicali deforestazioni da parte di quelle aziende produttrici di olio di palma, che ora vede indifesi anche i propri mari.

Il rischio di perdere la propria foresta pluviale, la terza al mondo per estensione, aumenta di giorno in giorno a causa del continuo disboscamento illegale al quale l’isola è soggetta. Con i ritmi attuali si stima che entro il 2020 la metà della copertura forestale sarà distrutta: un patrimonio del Pianeta scomparirà per gli interessi delle multinazionali… che non si fermano alle terre.

Il Governo locale, probabilmente allettato dalle cifre, ha concesso ad una multinazionale mineraria canadese la licenza di esplorare i fondali del mare di Bismark per la sospetta presenza di oro e rame ai quali è stato dato più valore rispetto al paradiso che offre la natura.

A rischio l’intero ecosistema della zona e la paura più grande sta proprio in queste esplorazioni marine che se porta

Papua Nuova Guinea: un paradiso naturale tra foreste e distese d’acqua… oggi a rischio in nome del denaro.

ssero alla reale scoperta dei materiali ricercati scatenerebbero una corsa allo sfruttamento continuo dei fondali anche da parte di altre multinazionali.

Negli ultimi 10 anni sono state scoperte su quest’isola oltre 1000 nuove specie animali, come lo squalo d’acqua dolce e il canguro che vive sugli alberi, tutte creature a rischio della propria vita: quando corporazioni mondiali decidono di saccheggiare una zona non si curano dei danni che possono provocare alla flora e ai suoi abitanti.

Questi paradisi naturali (Papua Nuova Guinea, Amazzonia brasiliana, India…) sono continuamente soggetti a deforestazioni pilotate ad opera da quelle corporazioni che producono olio di palma (per rifornire ditte come la Nestlé, ad esempio) e che puntano ad accaparrarsi sempre più zone per espandere le proprie coltivazioni.

Ma anche McDonald’s fa la sua parte con continui allevamenti intensivi che spuntano dove prima dominava il verde abitato da molti animali ora senza casa o senza vita e dalle popolazioni locali che, nella migliore delle ipotesi, sono state cacciate dalle proprie terre di origine.

Il Pianeta non dispone di risorse infinite, queste continue violenze che subisce non fanno che destabilizzare gli equilibri climatici che vengono mantenuti proprio dalle foreste pluviali oggi costantemente minacciate.

Il saccheggio dei mari alla ricerca di minerali preziosi con chissà quali mezzi aumenta quello che è già un altissimo tasso di inquinamento e di moria di molte specie marine, decimate dalla pesca, dalle sostanze tossiche riversate nei mari dalle ditte chimiche, dalle continue fuoriuscite di greggio da piattaforme petrolifere o petroliere di cui spesso sentiamo parlare.

Il vero progresso ai giorni nostri dovrebbe essere la ricerca e la scoperta di mezzi per preservare quel poco di incontaminato che esiste ancora sul Pianeta, che sempre più lancia segnali di sofferenza evidentemente inascoltati.