Giù le mani dalla Terra!

Mentre nei palazzi a Parigi politici e industriali decidevano le sorti del Pianeta, nelle foreste la lotta per difendere la Terra e il clima procedeva, a conferma che l’unica strada che può garantire un reale cambiamento è quella che parte dal basso e che prevede l’impegno di tutt* quant*.occupazione scivoli
Riportiamo quindi il comunicato che testimonia l’ennesima occupazione a difesa della foresta di Hambach, contro la devastazione del territorio per l’estrazione di carbone. Nella notte tra l’11 e il 12 dicembre sono stati occupati due scivoli di scarico nel deposito della miniera a cielo aperto di Hambach.

 

Nella notte tra venerdì 11/12 e sabato 12/12, quattro attivist* hanno scalato gli unici due scivoli di scarico del deposito di carbone nella miniera a cielo aperto di Hambach. Molto più in alto si sono incatenati con serrature per biciclette per la gola alle macchine e hanno tenuto un baner con la scritta: “There are no jobs on a dead planet” (“Non ci sono lavori su un pianeta morto”).
Ancora una volta si discuterà di come questo pianeta potrebbe essere protetto dalla minaccia del cambiamento climatico – una discussione tra persone che probabilmente non vedranno con i propri occhi l’impatto e quando poi saranno colpiti in quanto ultimi, dato che sono considerati tanto importanti, dovranno proteggersi da qualsiasi danno, anche con migliaia di uomini in uniforme armati. Ma già ne muoiono a centinaia ogni giorno, e non per il cambiamento climatico, ma per un sistema economico considerato quale portatore di civiltà e benestare. Mentre in tutto il mondo ogni anno sempre più persone muoiono di fame così come in tutte le guerre messe assieme.
E questa dovrebbe essere una moderna civilizzazione da preservare?
Con questa azione, gli/le attivist* vogliono dimostrare che è possibile e necessario intervenire direttamente e interferire laddove i mezzi di sostentamento vengono distrutti. Indipendentemente dalle regole che vengono stilate dagli stessi che operano in questo apparato di distruzione. Regole che non abbiamo concordato.

Ma la lotta a difesa della Terra prosegue senza sosta anche dalle nostre parti.
All’alba di sabato 12 dicembre è stato nuovamente occupato il cantiere di Cravasco, uno dei principali snodi per la realizzazione del Terzo Valico, che quattro mesi fa era stato chiuso per il comprovato rischio della diffusione di amianto proveniente dagli scavi che minaccia di contaminare le valli colpite dai lavori per questa grande e inutile opera.occ cantiere cravasco
Un presidio durato 40 ore, che ha permesso il blocco dei lavori in un clima di resistenza e allegria tipico di un movimento che dal basso continua a opporsi alla minaccia amianto, alle speculazioni e alla devastazione dei territori finanziata dai soldi pubblici, che potrebbero essere investiti in maniera più costruttiva e dove v’è reale bisogno.
Di seguito riportiamo il comunicato del gruppo Val Verde notav.

Quando ancora faceva buio, questa mattina una cinquantina di persone hanno raggiunto il cancello del cantiere di Cravasco bloccandone l’ingresso. Le motivazioni che ci spingono a bloccare i lavori del cantiere sono molteplici.
4 mesi fa nel cantiere erano stati sospesi i lavori a causa del ritrovamento di amianto. Questa notizia non aveva sorpreso i movimenti che già avevano ampiamente denunciato la documentazione carente e faziosa di Cociv. Lo scavo della galleria Cravasco ha già causato il prosciugamento di alcune fonti della Valverde. Se chi utilizzava quelle risorse idriche potrà essere risarcito con dei soldi, non si potrà fare altrettanto con l’equilibrio naturale di un territorio già fragile.
Il monte Carmelo, che si affaccia sul cantiere, è stato negli ultimi mesi distrutto dall’avanzata rapidissima di una cava che sino a un paio di anni fa era in chiusura a causa del forte impatto ambientale sulla zona. Gli inerti che vengono estratti in questa cava riforniscono i cantieri Terzo Valico della Liguria che necessitano di enormi quantitativi di cemento da riversare nelle gallerie.
Oltre a mettere a rischio la salute di tutti, l’amianto farà lievitare i costi del Terzo Valico: si parla addirittura di cinquanta volte per lo smaltimento dello smarino, costi volutamente non inseriti nei preventivi del Terzo Valico perchè ne avrebbero decretato l’irrealizzabilità. Per riprendere i lavori sono stati predisposti complessi e costosi dispositivi per lo scavo in rocce amiantifere. I documenti che definiscono queste procedure non sono pubblici nè in mano alle Istituzioni locali.
In questi giorni l’opera è stata descritta da alcuni politici genovesi come imprescindibile e fondamentale per lo sviluppo, e non ci stupisce che non vengano riportate le basi sulle quali si fondano queste affermazioni. L’aumento dei traffici di merci per cui si supponeva l’utilità dell’opera è stato smentito dalla storia, mentre sono tantissimi i tecnici ed esperti che ne hanno evidenziato la palese inutilità e pericolosità.
E’ inacettabile che miliardi pubblici vengano ingiustamente spesi in questi cantieri mentre mancano risorse per i bisogni essenziali delle persone. Mentre altri miliardi riempiranno le tasche di Cociv, la scorsa settimana le mamme hanno bloccato l’ingresso del cantiere, stufe che siano le famiglie a dover provvedere ai bisogni della scuola pubblica, vedendosi addirittura costrette a comprare i banchi su cui far studiare i propri figli (realmente successo in Valpolcevera…). Solidarizziamo con tutte le lotte in favore delle persone e contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Il cantiere di Cravasco è il simbolo delle contraddizioni e delle bugie firmate “Terzo Valico”, per questo lo stiamo bloccando e invitiamo tutti, giovani e anziani, a passare a portare il proprio contributo e condividere con noi un gotto e un po’ di freddo. In queste ore altri notav stanno raggiungendo quello che già era diventato un presidio attrezzato per rimanere dov’è; giorno e notte.

Fonte: Hambacher Forst