Gli allevamenti che uccidono a distanza

Un collegamento di vari fattori ha causato l’anomala moria di pesci verificatasi la settimana scorsa nella laguna di Venezia, ma all’origine di tutto c’è una ragione ben evidente: gli allevamenti animali e gli scarichi che ne derivano.
Spiegando il fenomeno a marcia indietro riusciamo a capire cosa è avvenuto: i pesci emersi sono deceduti a causa della putrefazione delle alghe che hanno avvelenato e soffocato le acque.

Centinaia di pesci emersi nella laguna veneta.

Le alghe sono morte e hanno iniziato a putrefarsi a causa del riscaldamento dei mari, ma sopratutto per la loro crescita esponenziale improvvisa dovuta a tutte le sostanze chimiche, fertilizzanti e pesticidi vari, periodicamente scaricati nei mari.

Le sostanze maggiormente rilevate sono state l’azoto e il fosforo che arrivano nelle acque attraverso le deiezioni animali provenienti dagli allevamenti.
Le deiezioni animali sono ricche di ormoni e antibiotici utilizzati in allevamento per far crescere più rapidamente il bestiame; per non parlare dei fertilizzanti e pesticidi impiegati nella coltivazione dei mangimi destinati all’alimentazione degli animali. 

La metà dei cereali e il 90% della soia prodotti nel mondo sono destinati agli allevamenti animali, mangimi che, considerata la necessità di far rendere molto i terreni in breve tempo, sono carichi di sostanze chimiche e spesso di natura geneticamente modificata.

In questo modo si arriva ad un avvelenamento a 360° che non risparmia nessuno: il consumatore, la fauna ittica che popola i mari e gli animali detenuti negli allevamenti che, prima di essere giustiziati, vengono pompati e alimentati in modo innaturale.acqua e cereali

E pensare che basterebbe cessare questa pratica per risparmiare i mari, evitare miliardi di vittime ogni anno e risolvere un problema come quello della fame nel mondo, che scomparirebbe se la produzione di cereali fosse destinata ai popoli bisognosi invece che all’ingrasso degli animali negli allevamenti…