Una sola sostanza che danneggia tutti – BLOCCHIAMO IL MERCATO DELL’OLIO DI PALMA

frutti oleosi da cui si ricava l’olio di palma

 

L’olio di palma… Si fa molto parlare in questi ultimi giorni di questa sostanza presente ormai in numerosi prodotti alimentari, cosmetici, utilizzato anche nell’industria dei biocarburanti nonostante non risponda agli standard di sostenibilità.
In Francia stanno approvando una legge, al momento conosciuta col tome di Tassa Nutella, che prevede la tassazione del 300% su tutti quei prodotti che contengono olio di palma, questo per cercare di diminuire i casi di obesità nella popolazione e tutelare quindi la salute delle persone.
La Ferrero, produttrice della Nutella, una delle aziende a fare largo utilizzo della sostanza incriminata per i propri prodotti, ha tempestivamente dichiarato che non intende modificare la ricetta della crema spalmabile e che pagherà la sovrattassa affermando che l’olio di palma non è dannoso per la salute delle persone (ma qui si dice il contrario – alla Ferrero, come già si sapeva, nulla importa della salute dei suoi clienti).
Il precedente che si sta creando, invece, con l’attuazione di questa tassa vuole sottolineare l’esatto opposto, confermando quanto da tempo si cerca di portare all’attenzione dei consumatori, che con le loro scelte possono decidere se finanziare o meno un mercato, quello dell’olio di palma, dannoso per  l’Ambiente nella sua globalità (le terre e le creature viventi che le abitano).
La Terra dovrebbe essere vista come un unico grande organismo vivente: la scomparsa di una foresta, l’estinzione di una specie animale qualsiasi causata da quello che viene chiamato “progresso” minano la salute del Pianeta, sconvolgendo il clima e il funzionamento degli ecosistemi.

tigri della Malesia

Estinzione di una specie significa non solo perdere quella particolare specie, ma anche creare una situazione di pericolo per le altre, che per precisi meccanismi ecologici erano da essa dipendenti. Quando una pianta si estingue, con lei scompaiono da 20 a 40 specie animali – Vandana Shiva 

Le foreste pluviali tropicali sono gli ecosistemi terrestri più ricchi, coprono il 7% della superficie mondiale e danno rifugio al 70% di tutte le specie Groombridge, Global Biodiversity

Papua Nuova Guinea: un paradiso minacciato.

 

Devastare queste aree, come accade in Malesia, Indonesia, Papua Nuova Guinea (ma non solo: dati più recenti parlano anche di Honduras e Costa d’Avorio), per impiantare le coltivazioni di palme da olio significa condannare questi territori, trasformandoli in spazi appositi per una monocultura che impoverisce i terreni rendendoli sterili.
Le multinazionali produttrici di olio di palma sfruttano queste zone per i loro interessi fin quanto gli è possibile, per poi riconsegnarle ai popoli del luogo, privati dell’unica forma di sostentamento a loro  disponibile, che si vedono restituire le loro verdi terre quali deserti ormai inutilizzabili per l’agricoltura.
Non esiste un vero mercato dell’olio di palma sostenibile (né lo riteniamo possibile), neanche per quello contenuto nei prodotti biologici, poiché la sua produzione riesce in un colpo solo a desertificare quelle che prima erano foreste rigogliose, mettendo a rischio la sopravvivenza delle popolazioni che vivono nelle zone interessate, degli animali che abitano queste foreste e la salute di chi inconsciamente acquista un prodotto pur non sapendo che esso contiene una sostanza dannosa, che è causa di tutto questo oltre che di un lunghissimo viaggio che avviene via mare, il quale richiede un tributo petrolifero incommensurabile (provate a pensare a un viaggio marittimo dall’Indonesia all’Italia, più precisamente Genova), ennesima causa di devastazione ambientale, in questo caso delle acque oceaniche con negative conseguenze ormai ben conosciute da noi tutti anche per gli animali che vi vivono.

Ognuno di noi nel proprio piccolo può fare la differenza prestando attenzione ai prodotti che abitualmente consuma. L’olio di palma raramente viene indicato con chiarezza nelle etichette: le diciture oli vegetali, grassi vegetali, sodium palmate però ne indicano la presenza.
Decidere di non acquistare i prodotti che lo contengono significa preservare la propria salute, quella delle foreste e di chi le abita e quella del Pianeta nella sua interezza, la cui sopravvivenza dipende anche da noi e senza la quale noi non potremmo sopravvivere.

La settimana appena trascorsa, dal 12 al 18, lanciata da Earth Riot (Convivenza Pacifica) per l’abolizione dell’olio di palma, che ha visto l’organizzazione di presidi controinformativi a Bologna, Genova, Roma, Ostia, Napoli, Palermo e numerosi volantinaggi a Brescia, non vuole essere un’occasione di sensibilizzazione fine a se stessa: l’informazione pulita che si cerca di fare non deve essere vincolata a una sola settimana.
Anche per questo, Earth Riot (Convivenza Pacifica) si fa promotore di una petizione (che ha avuto inizio venerdì 9 novembre) al Parlamento Europeo che richiede il divieto di importazione e di produzione di olio di palma nei Paesi dell’Unione Europea.
Per diffonderla, promuoverla e aiutarci a raccogliere un alto numero di firme, scarica l’apposito modulo qui.
Chi avesse il piacere di organizzare raccolte firme, ce lo segnali in modo che noi, a nostra volta, informiamo le persone su dove possano recarsi a firmare.
Per altre informazioni sull’olio di palma potete visitare la sezione del nostro sito dedicata a questo argomento.