La maledizione della fascia tropicale: Colombia

William Aljure è un contadino e ora anche attivista ambientalista al quale è stata strappata la terra da Poligrow, multinazionale italo spagnola che da diversi anni ha avviato un processo di colonizzazione dei territori colombiani e condotto espropri forzati grazie all’ausilio di gruppi paramilitari.
La Poligrow è l’ennesima azienda appartenente al settore dell’olio di palma, un mercato in costante ascesa in Colombia dove viene prodotto per essere destinato al ramo dei biocarburanti.

Una delle piantagioni della Poligrow vicino Mapiripán. Foto: Environmental Investigation Agency.

Una delle piantagioni della Poligrow vicino Mapiripán.
Foto: Environmental Investigation Agency.

L’olio di palma, impiegato nel settore alimentare e in quello cosmetico, è purtroppo considerato una fonte rinnovabile nonostante la sua produzione provochi deforestazione, perdita di biodiversità vegetale e animale e un enorme impiego di risorse idriche e di pesticidi; questo ha generato una corsa alle terre da parte delle multinazionali del settore.

La storia di William Aljure, che ha rotto il velo di omertà che persisteva nel paese, ha permesso di far luce sul regime oppressivo subito dalla popolazione colombiana, perseguitata e minacciata dai gruppi paramilitari assoldati dalle multinazionali.
Nell’agosto 2015, il leader del gruppo paramilitare Bloque Meta, Edgar “Tomate” Pérez, ha dichiarato che sarebbe necessario uccidere Aljure perché sta offuscando l’immagine del business dell’olio di palma.
Nello scorso dicembre, nell’area circostante la città di Mapiripán nella regione di Meta, tre attivisti e due membri della tribù indigena dei Sikuani hanno ricevuto maltrattamenti e minacce di morte da parte di sospetti paramilitari a causa della loro dichiarata opposizione
al progetto di Poligrow, che vorrebbe espandere la grande piantagione di palma da olio.
Il 1° dicembre 2015 alcuni uomini armati in cerca di Gloria Rodriguez, membro della tribù Sikuani, hanno dichiarato di voler uccidere la donna e “ficcare i suoi bambini in un sacco”.

Queste sono solo alcune testimonianze di ciò che sta accadendo in Colombia a causa del mercato dell’olio di palma e delle conseguenti operazioni di esproprio e intimidazione funzionali a mantenere il controllo dei terreni, aree di cui la Poligrow si è appropriata
irregolarmente.
Tutto ebbe inizio intorno al 2009 con l’accaparramento di 5.000 ettari di terreno, un’operazione denunciata successivamente dalle vittime che avevano subito espropri e violenze, gli abitanti di Barandales, che hanno spiegato come la sottrazione dei terreni sia stata legittimata dall’intervento di polizia ed esercito.
Da allora la Poligrow ha espanso i suoi domini, aggiudicandosi 17.000 ettari di terreno nelle pianure centrali colombiane (Altillanura), dove la multinazionale vorrebbe espandere le piantagioni di palme da olio e costruire un nuovo stabilimento di lavorazione, e 70.000
ettari in Santa Ana.
La Poligrow dal 20 giugno 2009 fa parte dell’RSPO, quell’organo di facciata creato dalle stesse multinazionali del settore per mascherare i crimini ambientali, animali e sociali provocati dal mercato dell’olio di palma, una truffa del biologico che la Colombia ha già conosciuto. Nel 2010 infatti l’azienda colombiana Daabon, fornitrice di marchi del finto biologico come Rapunzel e Allos, ha estirpato le coltivazioni di cacao e mais di 123 famiglie, cacciate da quelle zone grazie alla costante presenza delle forze armate, per poter incrementare le proprie monocolture per la produzione di olio di palma.

Quello che sta accadendo in Colombia è il triste esempio dei danni che l’espansione del mercato dell’olio di palma porta con sé, un’inutile sostanza che fino all’inizio degli anni 70 non era mai stata prodotta, ma che da allora è divenuta l’ingrediente indispensabile di numerosi prodotti industriali grazie a quelle multinazionali che hanno fiutato il business.
Un business che sta segnando la scomparsa delle ultime foreste della Terra, generando regimi oppressivi e violenze ai danni delle popolazioni umane e non umane che abitano le aree colpite, una catena di sfruttamento che solo il consumatore stesso può spezzare, cambiando le proprie scelte quotidiane e sensibilizzando il prossimo.

Fonti: Mongabay Dinamopress Operazione Colombia