Consumismo occidentale, malaria orientale

Il 14 novembre 2014, attraverso l’articolo Deforestazione e greenwashing: la malaria sulle nostre spalle, abbiamo denunciato per la prima volta lo stretto collegamento tra la deforestazione nel Sud-est asiatico e la diffusione di una forma di malaria che, a causa della distruzione delle foreste, sta diventando la più comune e diffusa sul territorio. Oggi vogliamo fornirvi importanti aggiornamenti.
La malaria in questione è una forma endemica, tipica dei macachi malesiani a coda lunga, portatori sani, causata dal parassita protozoo Plasmodium knowlesi.
Dal 2004 a oggi però gli scienziati hanno rilevato un forte aumento dei casi di contagio tra le persone, un fenomeno strettamente connesso alla diminuzione di vegetazione a causa della deforestazione, che ha spinto scimmie e umani a entrare maggiormente in contatto.
Uno studio di 5 anni, condotto tra il 2008 e il 2012 su 450 villaggi, ha svelato il collegamento tra deforestazione e diffusione della malaria.
Nel corso di questo periodo il team che si è occupato della ricerca ha scoperto che il 50% dei villaggi della regione malesiana ha perso oltre il 10% della copertura forestale entro cinque chilometri di raggio, mentre un altro 40% dei villaggi sotto analisi il 10% della copertura forestale entro un chilometro di raggio.map malaria malesia
La perdita di copertura forestale ha costretto i macachi a vivere in aree più ristrette, una condizione che ha favorito la crescita della malaria probabilmente diffusa anche dalle zanzare che, sempre a causa della deforestazione, hanno modificato i loro percorsi abituali.
Le ragioni che hanno provocato la diminuzione della vegetazione sono facilmente imputabili: industria cartacea, traffico illegale della legna, l’aumento esponenziale dell’agricoltura industriale tramite il mercato dell’olio di palma e di cocco, per fare alcuni esempi.
La fame di progresso industriale diffusa dalle multinazionali colpevoli di aver colonizzato questi territori, scatenando un processo di deforestazione senza precedenti, è alla basa dei molti mali che affliggono il Pianeta, danni che di questo passo potrebbero essere irreparabili.
Il caso della malaria dei macachi a coda lunga è solo l’ultimo di una serie di conseguenze dettate da un consumismo all’apparenza innocuo, ma che non tiene conto dei danni che può aver causato a monte, dei crimini che si finanziano acquistando quello che si ritiene essere un semplice prodotto. Tutto può sembrare lontano e non correlato: come pensare che una malattia propria dei macachi asiatici sia dovuta alla nostra spasmodica spesa? Queste sono le leggi dell’attuale mercato di cui noi siamo essenziali pedine. La mano invisibile che collega ogni attore dell’industria e del mercato oggi è presente più che mai.
Questo fenomeno è dettato sia dal disinteresse del consumatore ottenebrato dalla pubblicità sia dalla disinformazione fornita delle aziende che celano la verità sulla provenienza dei vari prodotti e i danni provocati per realizzarli.
Apri un vasetto di Nutella e libera la Malaria!
Questo è il tipo di slogan che le varie multinazionali del settore dovrebbero avere il coraggio di utilizzare per pubblicizzare i loro prodotti.

Fonte: Mongabay