Efsa e AIDEPI a sostegno del glifosato

Il glifosato sbarca ufficialmente anche in Italia. Dopo che test precedentemente condotti ne avevano rilevato la presenza in Inghilterra nel pane, in Francia nelle acque, negli Stati Uniti in latte materno e assorbenti e uno studio in Germania aveva evidenziato la sua presenza
nelle urine del 99,6% della popolazione (in prevalenza nei soggetti che consumano carne e derivati animali), la molecola utilizzata per produrre l’erbicida Roundup della Monsanto è sta trovata anche in alcuni marchi di pasta e cereali venduti in Italia.
Prodotto da Monsanto a partire dal 1974, la vendita e l’utilizzo del Roundup è funzionale a quella delle sementi geneticamente modificate prodotte dalla multinazionale, ideate appositamente per resistere all’impiego del glifosato che invece uccide le specie vegetali naturali.
Negli anni però il Roundup, e di conseguenza il glifosato, è diventato l’erbicida più utilizzato nel mondo, impiegato anche su colture non geneticamente modificate e per trattare parchi, giardini e campi sportivi.
Questo ha portato all’immediata contaminazione dell’ambiente, e lo studio condotto in Italia ha rilevato la presenza di un derivato del glifosato nelle acque del biellese e del modenese, facendo registrare livelli ben oltre i limiti di guardia.
La lista di prodotti contaminati dall’erbicida, diffusa da GreenMe, riporta i seguenti marchi:

Per quanto riguarda i corn flakes, è stato rintracciato sotto i limiti il glifosato nei Kellogg’s All brain plus bastoncini, dove è stato rilevato 0,140 mg/Kg di glifosato (il limite di legge è 0,1). Presente sempre sotto i limiti anche nelle Fette integrali Gentilini (0,130 mg/Kg), nelle Farine magiche Manitoba La Conte (0,023 mg/Kg) e nella Farina d’America Manitoba Molino Spadoni (0,098 mg/Kg). Per quanto riguarda la pasta, tracce di glifosato, sempre sotto i limiti, sono state trovate negli Spaghetti Colavita (0,019 mg/Kg), negli Spaghetti del Verde (0,083 mg/Kg), nelle Penne ziti rigate Divella (0,033 mg/Kg), negli Spaghetti Divella (0,038 mg/Kg), nella Mafalda corta Garofalo (0,043 mg/Kg), negli Spaghetti Italiamo Lidl (0,070 mg/Kg), nelle Farfalle rigate La Molisana (0,160 mg/Kg) e negli Spaghetti La Molisana (0,056 mg/Kg).

Volantino in formato A5 reperibile alla sezione "materiale" sul sito di Earth Riot.

Volantino in formato A5 reperibile alla sezione “materiale” sul sito di Earth Riot.

 

Va doverosamente ricordato che i limiti di legge che vengono giustamente segnalati sono però stabiliti da organi preposti che non puntano tanto a preservare la salute ambientale e del consumatore quanto gli interessi delle multinazionali che producono e diffondono queste sostanze.
Nonostante il glifosato sia stato da tempo riconosciuto come sostanza cancerogena dall’OMS, l’Efsa invece continua a negare la sua pericolosità, senza però fornire alcuno studio in merito.
L’Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare) si presenta al pubblico con la pretesa di essere un’istituzione scientifica indipendente e “al di sopra delle parti” nelle sue valutazioni, ha però dimostrato più volte di fare il gioco delle multinazionali agrochimiche agevolando la diffusione dei loro prodotti, come denunciato dalla campagna DDT (Detossificazione Della Terra).
In questo clima di colpevole omertà e di tutela nei confronti dei guadagni, non poteva mancare l’intervento di AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane), che nega ogni rischio per la salute del consumatore in relazione al consumo dei prodotti menzionati, una dichiarazione basata sui dati forniti dall’Efsa ovviamente.
Ricordiamo che AIDEPI è l’associazione che nel maggio 2015 aveva diffuso un dossier in merito al mercato dell’olio di palma allo scopo di difendere il suo utilizzo, spacciandola come sostanza salutare e sostenibile.
Un dossier per cui l’Antitrust, nel settembre dello stesso anno, ne ha richiesto il ritiro da quotidiani e riviste sui quali era stato pubblicato, etichettandolo come pubblicità ingannevole.
E mentre anche in Europa il glifosato si fa strada, Monsanto fa sapere di aver raggiunto con successo l’ideazione di nuove specie vegetali geneticamente modificate ancora più resistenti agli insetti grazie ad un progetto dalla sigla contraddittoria: phage-assisted continuous evolution (PACE).
I semi di mais e soia geneticamente modificati, negli ultimi anni, hanno dato rendimenti inferiori negli Stati Uniti a causa (o grazie) a insetti “parassiti” ed erbacce che nel tempo si sono abituate a resistere ai diserbanti diffusi nell’ambiente.
La crescente diffusione di OGM e dei relativi pesticidi ha portato alla creazione di super insetti resistenti a queste sostanze, ma, invece che inchinarsi davanti alla forza della natura, Monsanto ha lavorato per generare ibridi che possano individuarli e ucciderli con maggiore facilità.
Nel mese di marzo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha annunciato l’intenzione di porre fine all’iter che regolamentava la diffusione del mais GM Monsanto, e quindi del Roundup, una decisione che permette agli agricoltori di piantare i ceppi della pianta senza il bisogno di ottenere alcun permesso.
La situazione è fin troppo chiara, le istituzioni, che si tratti di Europa o Stati Uniti, fiancheggiano e fanno in modo di agevolare l’operato delle multinazionali. L’unica strada da percorrere per fermare questo processo passa attraverso l’azione diretta.

Fonti: RT – Il Pianeta dei pesticidi