Nestlé e la priva(tizza)zione della libertà!

La famiglia. Un’immagine usata spesso da multinazionali per promuovere e pubblicizzare prodotti alimentari, per l’igiene personale e della casa.
Mulino Bianco, Ferrero, articoli su Barilla, Nestlé: tutte sono famose per l’utilizzo della “famiglia felice” nei propri spot, tutte d’accordo nel sostenere un’unica idea di famiglia, quella esclusivamente composta da un uomo, una donna e qualche bambino – e già su questo aspetto andrebbe fatta più di una riflessione.
Per esempio la possibilità che la famiglia possa essere composta anche da due donne, due uomini con o senza figl*, e magari quest* bambin* ogni tanto potrebbero anche essere rappresentati in maniera realistica, ovvero come vengono ridotti consumando barattoli di Nutella, merendine della Mulino Bianco o barrette Kit Kat; i casi di obesità nell’infanzia sono sempre più frequenti.
Ma se le pubblicità mostrassero la realtà dei fatti sarebbero molte le cose che le multinazionali in generale dovrebbero mostrare, dallo sfruttamento ambientale, a quello animale, dei popoli, dei lavoratori e del lavoro minorile, una pratica molto diffusa tra le multinazionali, ma di cui la Nestlé pare essere leader, in compagnia di Mars ed Hershey’s, ma ci sembra giusto non dimenticare Kraft e McDonald’s, vicine di piantagione.

Nestlé, la cui implicazione in questo ambito non è una novità, è stata denunciata per sfruttamento del lavoro minorile nelle piantagioni di cacao in Costa d’Avorio, paese colonizzato anche dalle altre multinazionali citate – Kraft è interessata anche nelle piantagioni di caffè e si occupa di rifornire McDonald’s.
Si potrebbe quasi dire che l’immagine della “famiglia felice” utilizzata da Nestlé, anche sulla home del loro sito, ha un doppio significato: uno ben visibile, ovvero che non può esistere la famiglia perfetta senza l’acquisto di prodotti della suddetta multinazionale; il secondo, che si nasconde dietro a sagome di finzione, ovvero lo sfruttamento di quei bambini che non rappresentano una fonte di guadagno, per mettere all’ingrasso fisico chi può ingrassare le tasche di queste aziende.cacao costa d'avorio

La cronaca riporta di bambini impiegati nelle piantagioni per orari di lavoro estenuanti, a contatto diretto e costante con pesticidi tossici, senza alcuna protezione, spesso andando incontro a gravi ferite perché costretti a utilizzare il machete. Ma abbiamo ormai imparato che quando si tratta di multinazionali il crimine non è mai uno solo: mentre Nestlé contribuisce allo sfruttamento del lavoro minorile in Costa d’Avorio, alla deforestazione in Indonesia per la produzione di olio di palma, negli Stati Uniti è la privatizzazione delle risorse idriche a tener banco.
La multinazionale svizzera infatti si occupa anche della produzione di acqua imbottigliata, e ha in cantiere un progetto che la condurrebbe alla privatizzazione dell’acqua in Oregon.
Questa eventualità ha già visto la mobilitazione di numeros* attivist*, tra cui le popolazioni indigene nel luogo, e in particolare Anna Mae Leonard, che all’inizio del 2015 ha condotto uno sciopero della fame nel tentativo di fermare il progetto della Nestlé.
Nestlé è finita nell’occhio del ciclone nel corso di quest’ultimo anno per aver provocato la siccità nel sud della California, a causa delle opere di imbottigliamento dell’acqua del fiume Colorado.
Quello condotto da Nestlé, ma anche da Coca Cola e Pepsi, non è altro che il preludio a quella che sarà la corsa al petrolio di questo secolo: l’acqua. La risorsa vitale per eccellenza, di cui tutti necessitiamo per sopravvivere, e che per carestia o inquinamento inizia seriamente a scarseggiare.
L’obiettivo di queste aziende è lo stesso applicato su qualsiasi risorsa di cui il Pianeta dispone: l’accaparramento totale, privatizzare le risorse idriche, per natura libere a tutt*, di quei paesi e popolazioni che non rappresentano fonte di guadagno, per rivendere ai più “facoltosi” quello che dovrebbe essere un bene comune a disposizione di tutt* in qualsiasi parte della Terra.

Fortunatamente c’è un modo per fermare queste aziende criminali, in realtà molto semplice, che chiunque può mettere in pratica e ed essere il motore di un cambiamento che non può più aspettare.Acqua Nestlé

Quelli che seguono sono tutti i prodotti a marchio Nestlé, mentre nell’immagine riportata sopra vi sono tutte le marche d’acqua controllate dall’azienda svizzera: Perugina, Antica Gelateria del Corso, Buitoni, After Eight, Cheerios, Chocapic, Cookie Crisp, Fitnes, Mio, FruitJoi, Fruttolo, Galak, Il Latte Condensato, Kit Kat, Motta, Lion, Maggi, Mare Fresco, Meritene, Nescafè, Nesquik, Nidina, Orzoro, Polo, Smarties, Sveltesse.

Boicottare questi prodotti, come quelli di molte altre multinazionali, dovrebbe essere responsabilità sociale di ogni consumatore, contro ogni forma di discriminazione, schiavitù, sfruttamento, oppressione, prevaricazione.
Ora che lo sai, non essere complice, ma parte attiva in quel processo di cambiamento che conduce a una società basata sulla libertà, l’uguaglianza e il rispetto reciproco, senza vincoli i genere, identità sessuale, orientamento sessuale, etnia o specie.

Fonti: Il Fatto QuotidianoEarth First Journal