Boicottaggio: un’arma nonviolenta

La scorsa settimana abbiamo chiuso l’articolo pubblicato venerdì con un quesito rivolto a tutti quanti: per quanto tempo ancora permetteremo alle multinazionali di decidere per la nostra salute e quella del pianeta?
La domanda potrebbe sembrarvi provocatoria, ma è finalizzata a generare riflessioni e, perché no, anche autocritiche. Al momento viviamo in un mondo

come ci vede il mercato… sin dalla nostra nascita.

gestito dalle grandi corporazioni dell’alimentazione, della farmacologia, dei carburanti, dei semi, dei pesticidi, e ogni giorno, tramite gli acquisti che decidiamo di fare, andiamo a finanziare una o più di queste aziende.
Quello che dobbiamo tenere sempre presente è che noi viviamo nel mercato, noi siamo il mercato: ancora prima di esser considerati cittadini, elettori, persone, siamo considerati consumatori. Siamo noi, con i nostri acquisti, con le nostre scelte, a far girare il mercato.

Work. Buy. Consume. Die.

Ma allora sono le persone che si servono dalle varie aziende produttrici o sono le aziende che usano le persone?
La diffusione di un qualsiasi prodotto è determinata da quanto esso sia richiesto sul mercato, vale a dire acquistato; più persone in più parti del mondo consumano un certo prodotto (dall’alimentazione all’igiene e alla cura personali, ai giochi per i bambini, all’elettronica, etc.) più questo verrà fabbricato e commercializzato.
Ogni anno, multinazionali come Coca Cola o McDonald’s investono miliardi di dollari in pubblicità, il primo mezzo che hanno per arrivare al consumatore e accaparrarsi più clientela possibile attraverso uno slogan simpatico, un’offerta particolare, promozioni, regali, spesso con l’aiuto di personaggi famosi che accettano di fare da testimonial ad aziende criminali pur di intascare denaro.
A noi non rimane altro che fare una scelta, scelta che per il momento ci viene ancora concessa ed è libera: da McDonald’s possiamo entrare oppure no, la Nestlé o la Coca Cola, possiamo decidere se finanziarle oppure no… ogni giorno possiamo scegliere se essere complici e schiavi delle multinazionali o tentare il più possibile di estraniarci da un sistema malato e criminale, che ci rende mostri più o meno inconsapevoli verso i nostri stessi simili, verso gli altri animali e verso la Terra che ci ospita indiscriminatamente.
Il boicottaggio è la forma nonviolenta più semplice e pratica per iniziare ad uscire dal sistema, per non essere complici dei crimini commessi dalle multinazionali e per causare loro un danno (esempio: se tutti i paesi del mondo decidessero, com’è già avvenuto in Bolivia, di bandire dal proprio territorio la Coca Cola, la domanda di questo prodotto crollerebbe e la produzione cesserebbe).
Oggi stiamo considerando particolarmente le principali multinazionali che gestiscono i vari marchi  alimentari. Ogni giorno capita di dover fare un po’ di spesa e se si va nei supermercati si trovano articoli di cui  spesso non ci è dato sapere la provenienza, la natura di ingredienti e sostanze con i quali sono prodotti e confezionati, se siano il frutto di qualche sfruttamento e magari inconsapevolmente non sappiamo di finanziare certe atrocità.
Leggere attentamente le etichette dei prodotti è il primo passo per tutelare noi stessi, per poterci documentare su cosa siano olio di palma, aspartame o glutammato monosodico… queste solo alcune delle sostanze più diffuse che oltre ad essere nocive per la salute di chi le consuma spesso hanno causato durante la loro produzione danni ambientali e sociali.
Operando boicottaggio, ovvero non acquistando un certo tipo di prodotto, ad esempio quelli appartenenti a multinazionali come Nestlé, Ferrero, Kraft, Coca Cola, spesso può capitare di finanziare ugualmente certe realtà perché non sempre è chiara l’appartenenza di un marchio ad una determinata corporazione.
Quelle elencate sono solo alcune delle principali aziende che monopolizzano il Pianeta, esaurendo ogni risorsa sia possibile utilizzare, usando le popolazioni più svantaggiate come schiavi nei propri stabilimenti, testando i prodotti in questi paesi sulle persone o in laboratorio sugli animali prima di commercializzarli in Occidente, occupando terre che non gli appartengono, cacciando o uccidendo gli abitanti locali.

Alcuni rapidi esempi:

L’italianissima Ferrero è una delle aziende a finanziare il mercato dell’olio di palma (sostanza cancerogena la cui produzione è causa di danni ambientali, regimi oppressivi e uccisione animale) che utilizza in grandi quantità per confezionare i propri dolciumi ed in particolare la Nutella (ricordiamo che la dicitura grasso vegetale o oli vegetali indica la presenza di olio di palma).

La Nestlé è esperta di sfruttamento del lavoro minorile, servendosi dei bambini dei paesi in via di sviluppo: chi ha già l’età per resistere viene impiegato nelle piantagioni di cacao e caffè, mentre i neonati sono utilizzati per testare il latte in polvere che questa multinazionale svizzera regala agli ospedali del Sudafrica. Questo è il rispetto che hanno per la vita.

La Coca Cola ha provocato la morte di molte persone in Colombia, persone che lottavano per ottenere migliori condizioni di lavoro e sono state uccise da sicari ingaggiati appositamente. Nel 2003, in India, fu la causa di un periodo di siccità con conseguenze catastrofiche per l’agricoltura locale e contaminò anche grandi superfici agricole con sostanze velenose e cancerogene come piombo e cadmio. 52 impianti di Coca Cola e i 38 di Pepsi Cola, questa azienda pompa ogni giorno dal sottosuolo tra 1 milione ed 1 milione e mezzo di litri d’acqua per ogni impianto (complessivamente 40 miliardi all’anno). Tutto questo per commercializzare una bibita dannosa per la salute delle persone.

Questi sono solo alcuni esempi per aiutare a capire ciò che si cela dietro le produzioni dei maggiori marchi mondiali, marchi che se arrivano nelle nostre case ci rendono complici e finanziatori di crimine sopra citato.
Ma ogni giorno possiamo scegliere e le nostre scelte possono influire in negativo o in positivo sulle sorti di molti e sulla sopravvivenza dell’intero Pianeta.
Non facciamoci usare, usiamo la nostra testa, dimostriamo che non siamo solo dei consumatori.

Di seguito la lista di alcuni marchi che fanno parte delle principali multinazionali dell’alimentazione:  

  • Nestlè: Nesquik, Nescafè, Nespresso, Kit Kat, Smarties, Crunch, Motta, Perugina, Buitoni, Lc1, S.Pellegrino, Perrier, acqua Vera, acqua Panna, Acqua Guizza, Purina, Frischjes, Felix;
  • Coca Cola: Sprite, Fanta, Monster, Minute Maid, Aquarius, acqua Lilia;
  • Kraft: Saiwa, Milka, Simmental, Hag, Halls, Philadelphia, Oreo, Tuc, Ritz, Mikado;
  • Ferrero: Nutella, ogni snack della Kinder.

4 thoughts on “Boicottaggio: un’arma nonviolenta

  1. Anche molti prodotti a marchio COOP contengono olio di palma, cosa devo fare?! Boicottare TUTTI i prodotti di un marchio solo perché in alcuni di essi è presente questo ingrediente?! Praticamente non dovremmo più acquistare nulla e vivere d’aria e d’amore!!!

    • Dany, hai perfettamente ragione, la tua obiezione è più che giusta. Quello che consigliamo, in questo caso, è di acquistare prodotti a marchio Coop, evitando però tutti quelli contenenti olio di palma: in questo modo si dà comunque un messaggio alla cooperativa, che vedrà abbassarsi la richiesta di quei prodotti. Noi ovviamente parliamo, proprio come abbiamo fatto nell’articolo, prendendo in considerazione che questa scelta di boicottaggio diventi una sorta di movimento sempre più condiviso, in modo che la partecipazione di uno vada ad unirsi a quella di molti altri, creando una forza comune. In questo modo funziona tutto il boicottaggio, dopotutto…
      Il risultato potrebbe essere che la Coop cominci a diminuire sempre più l’impiego di questa sostanza. Per facilitare e velocizzare questo processo, si può anche provare a scrivere o chiamare la cooperativa, esponendo il proprio pensiero in quanto consumatori!

      • sono d’accordo con quello che c’è scritto nell’articolo,coop non è una multinazionale potente come coca cola o mc donald’s però rimane vero che come ogni grande catena l’unico suo obbiettivo è il massimo profitto con la minima spesa,coop ha fatto accordi con cremonini e gli ha pure dato un premio come azienda a basso impatto ambientale(vi rendete conto?),vende molti prodotti che contengono olio di palma.Nella società in cui viviamo come consumatori sfruttiamo altri esseri viventi e a nostra volta siamo sfruttati come lavoratori o cittadini,il boicottaggio è sicuramente qualcosa di potente ma rimaniamo ugualmente complici possiamo solo scegliere il male minore

        • siamo daccordissimo con quel che hai scritto, l’indicazione che diamo della coop è proprio funzionale al cercare il minore dei mali, tanto per iniziare a dare alle persone un’alternativa di prodotto che sia meno peggio di un altro, ma consci del fatto che il fine da perseguire è il raggiungimento della totale indipendenza da ogni marchio, etichetta, multinazionale. L’autoproduzione è una delle strade percorribili insieme quindi ad una spesa più sostenibile, a chilometro 0 o meglio ancora se si ha la possibilità di farsi un orticello.

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