Olio di Palma – Porto Marghera: la minaccia prende forma

La minaccia prende forma, ovvero quella di vedere sorgere a Porto Marghera, poco fuori Venezia, uno stabilimento che produrrà carburante green ottenuto dalla lavorazione dell’olio di palma (OdP).
Si tratta di un progetto condotto dal gruppo Eni-Agip, che punta alla conversione della vecchia raffineria di petrolio presente a Porto Marghera, in uno stabilimento per la produzione di biocarburanti.
L’obiettivo, fa sapere il gruppo petrolifero, è quello di iniziare la produzione dal 1° aprile 2014 e, per aggiudicarsi ulteriori consensi da parte delle istituzioni e delle persone, rassicura che verranno garantiti i 400 posti di lavoro che la vecchia raffineria offriva.

La solita strategia di chi sa che sta conducendo azioni sporche e punta tutto sull’offerta lavorativa per far apparire onesto, pulito ed indispensabile il proprio progetto; ma dietro c’è molto altro e le persone lo devono sapere.
Vogliamo rivolgerci proprio ai lavoratori che immaginiamo e capiamo quanto, in un momento storico come questo, necessitino di veder confermato il proprio impiego, ma devono conoscere quale sfruttamento di altri lavoratori vi sia a monte della produzione dell’olio di palma che verrà lavorato nello stabilimento di Porto Marghera.
Parliamo delle popolazioni indonesiane e malesiane, paesi dai quali proviene il 90% dell’olio di palma esportato in tutto il mondo, private dall’oggi al domani delle proprie terre che rappresentavano per loro la forma di sostentamento attraverso la quale sopravvivere.
Interi popoli obbligati dalle multinazionali del settore ad abbandonare la propria casa, lasciare la terra che abitavano, oppure accettare di lavorare per queste aziende e finire schiavizzati nelle piantagioni di palme da olio o negli stabilimenti di prima lavorazione dell’omonima sostanza.

Stabilimento indonesiano per l'estrazione dell'olio di palma

Stabilimento indonesiano per l’estrazione dell’olio di palma

Sostanza dalla quale il gruppo Eni-Agip otterrà il proprio biocarburante green ostinandosi, come fanno molte altre multinazionali anche in campo alimentare e della cosmesi, a utilizzare termini fuorvianti che fanno apparire sostenibile ed etico ciò che producono e che in realtà così non è.

Ma dal momento della messa in coltura della palma da olio alla lavorazione della sostanza in questione di sostenibile non vi è nulla: la continua scomparsa di migliaia di ettari di foresta tropicale riconvertiti in monocolture e l’interminabile viaggio che l’olio di palma deve affrontare per giungere in Europa sono solo due tra i tanti esempi che si possono riportare.

Si tratta di 21 giorni di navigazione, 13.000 chilometri, durante i quali, tra l’altro, l’olio di palma, riposto in apposite cisterne, deve essere mantenuto ad una temperatura superiore a quella ambientale, pena la solidificazione che lo renderebbe inutilizzabile. Per la cronaca, le navi che lo trasportano arrivano ai porti di Ravenna e Genova.

La distanza percorsa dall'olio di palma per giungere in Europa

La distanza percorsa dall’olio di palma per giungere in Europa

Quindi, la domanda viene da sé: come può considerarsi green un carburante ottenuto da una sostanza che per essere prodotta provoca la scomparsa di intere foreste, la persecuzione e le oppressioni dei popoli locali, la riconversione di terreni un tempo ad uso agricolo che provoca la necessità di conversione di nuove aree per uso agricolo (come spiegato nell’articolo già sopra citato: Biocarburanti? Verdi solo di nome!) e un elevatissimo impatto ambientale ancor prima di giungere nei serbatoi delle automobili?

Non ci vuole molto per capire come tutto questo processo sia in passivo fin dall’inizio, ma se la biotruffa che si sta sviluppando non vi fosse ancora chiara, forse vi aiuteranno le parole di chi già da anni è costretto a vivere con uno stabilimento dove si brucia OdP sotto casa. La popolazione di Acerra, nel napoletano, attraverso questo video ci spiega la realtà che sono costretti a subire.

Quindi, cittadini di Porto Marghera e veneti in generale, opponetevi alla nuova riapertura di questo stabilimento falsamente rivendicato come verde, boicottate Eni e Agip, difendete la vostra salute e in questo modo tutelerete anche quella ambientale e di altri popoli.

Vi ricordiamo che la campagna STOPOdP è ancora attiva e sempre alla ricerca di nuove adesioni che possano incrementare questa battaglia.
BLOCCHIAMO IL MERCATO DELL’OLIO DI PALMA!

Campagna STOP OdP

Campagna STOP OdP