Per l’ambiente, a discapito dell’ambiente. Questo dovrebbe essere il nuovo slogan del WWF, al centro di uno scandalo grazie al film documentario Il patto con il panda (Der Pakt mit dem Panda), già ampiamente diffuso in Germania e che svelerebbe il vero volto di questa associazione ambientalista.
Tutte le associazioni hanno qualche scheletro nell’armadio: dove c’è un giro di soldi, ci sono interessi privati e spesso, purtroppo, si usa e si sfrutta la causa per la quale si lotta.
Questo documentario evidenzia come il WWF, al contrario di quanto si possa pensare, contribuirebbe alla scomparsa di quelle foreste che invece dovrebbe tutelare, ad esempio appoggiando la produzione dei biocarburanti, ed è facile capire il perché.
L’associazione del panda ha stretto da anni un accordo con la principale multinazionale di produzione e diffusione dell’olio di palma, la Wilmar, che il WWF ha elogiato per i suoi metodi di coltivazione sostenibili… e intanto le foreste stanno scomparendo.
Le azioni cosiddette “sostenibili” della Wilmar vanno dall’esproprio delle terre dei contadini indonesiani, privati del terreno, del loro lavoro e del mezzo col quale sopravvivono, all’inquinamento delle acque della zona a causa delle sostanze chimiche espulse dalle fabbriche di olio di palma.
Sempre in India, il WWF, per arrotondare i propri introiti, organizza safari per turisti alla modica cifra di 10.000 dollari, generando inquinamento, rumore che terrorizza gli animali, e senza neanche creare occupazione per i popoli locali.
In questo caso gli introiti sono evidenti, mentre dei soldi che l’associazione ha raccolto nell’ambito della campagna per salvare gli orango del Borneo non se ne sa più nulla. Un vero progetto per salvare questi animali non esiste e, mentre ci si domanda dove siano finiti i fondi, ormai la maggior parte sono stati sterminati a causa delle presenza sempre crescente degli impianti che producono olio di palma.
Ma l’associazione ambientalista che si nasconde dietro il panda si è
contraddistinta negativamente anche in Sud America, appoggiando aziende produttrici di soia perché possano estendere le coltivazioni, dove però vengono usate sostanze chimiche altamente nocive per l’ambiente, per le persone e per gli animali.
Molte di queste aziende sono colpevoli di causare la scomparsa delle foreste di quelle aree e come se non bastasse si va ad aggiungere lo sviluppo di colture geneticamente modificate.
Stupiti che la più grande associazione ambientalista del Pianeta abbia un profilo così poco etico?
D’altronde, già nel 1997, il WWF fece una triste figura nominando la Shell al Premio Ambiente di quell’anno, nonostante due anni prima la multinazionale petrolifera si fosse macchiata dell’assassinio del poeta Ken-Saro Wiwa e di altri otto attivisti dell’etnia nigeriana degli Ogoni.
Un popolo che, guidato da Ken-Saro, si era battuto contro le devastazioni delle
loro terre provocate dalle azioni della Shell, l’inquinamento del fiume Niger e la diffusione di sostanze chimiche dannose su tutto il territorio.
Mentre il WWF nominava la Shell per questo premio, nelle carceri nigeriane 19 attivisti Ogoni venivano torturati dal regime locale per aver inscenato proteste contro la compagnia petrolifera.
Sono esterrefatta, non ho parole, ma chiederò conto a Furio Pratesi e a sua figlia Valentina, ora presidente wwf, di questo gravissimo scempio!
Finalmente, proprio di recente, hanno fatto la versione in inglese sottotitolata in italiano che ti alleghiamo qua sotto.
http://www.dailymotion.com/video/x105tsl_wwf-silence-of-the-pandas_news
Non è che se il primo che capita scrive queste scemenze bisogna crederci… Il documentario e’ del 2011 e basta scrivere su google Il patto con il panda e si trovano le risposte del WWF nonché la vera versione dei fatti