Una Pasqua senza sangue? Una scelta etica non ha limiti

In questi ultimi giorni si susseguono in molte città italiane varie iniziative di sensibilizzazione per festeggiare una pasqua non macchiata del sangue di milioni di esseri viventi innocenti.
Ogni anno, in questo periodo, le stragi tra agnelli, ma anche conigli, aumentano esponenzialmente: un rito di sangue che si ripete puntualmente ogni volta che la pasqua si avvicina.  

Noi non vi diremo di non mangiare questi animali durante questa festività perché sarebbe incoerente da parte nostra: non si pongono limiti alle scelte etiche e nonviolente che ogni persona può abbracciare.
Una scelta etica non ha compromessi né limiti: decidere di non cibarsi di questi animali nel giorno di pasqua è un gesto importante, ma perché limitarsi ad un solo giorno? Perché provare tenerezza ed empatia per un coniglietto, un agnellino, ma non per un maiale, una mucca, una gallina, un pesce?

Spesso abbiamo parlato di tutte le implicazioni legate al consumo di carne: l’impatto ambientale, la fame nel mondo, la tutela della propria salute e, appunto, la morte di miliardi di animali ogni anno.
Provate a pensare a quanta, ma soprattutto quale forza possa portare con sé una presa di posizione come la cessazione del consumo di carne e pesce e, perché no, anche dei derivati animali, non da meno se si parla di danni alla salute e all’ambiente e di sofferenza animale: quanto smuoverebbe il sistema? Quanto ne gioverebbero le foreste? Quante risorse primarie sarebbero a disposizione dei popoli bisognosi e quante vite sarebbero risparmiate tra persone e animali?  

Come è sempre stato nel nostro stile, noi non facciamo altro che offrirvi spunti di riflessione, e ci è sempre caro sottolineare la forza e l’importanza che racchiudono le piccole-grandi scelte quotidiane di ognuno di noi. Scelte che possono pesare in positivo o in negativo su molti aspetti, come ad esempio la sopravvivenza delle foreste e quindi l’integrità della salute dell’intero Pianeta.

Qualche giorno fa è stata stilata la lista delle uova di cioccolato dal maggior impatto ambientale, ossia quelle che contengono olio di palma, oltre probabilmente a cacao proveniente da territori dove le persone vengono abitualmente sfruttate nelle piantagioni e latte rubato a mucche sfruttate 24 ore su 24 in vere e proprie fabbriche animali.
Non è difficile immaginare quali siano le multinazionali ad essere finite sotto la lente di ingrandimento:

  • Nestlé, che oltre a commercializzare prodotti ricchi di OdP, ha dovuto di recente ritirare dal mercato uova, barrette di ogni tipo, ogni alimento di cioccolato per la presenza di plastica in esso. Nel gennaio scorso era toccato a tutti i prodotti congelati della Buitoni (ovviamente marchio Nestlé), per la presenza di corpi estranei;
  • Mars, Lindt e Kraft, anch’esse tra le peggiori e maggiori finanziatrici del mercato dell’olio di palma. Ricordiamoci che la Kraft gestisce anche marchi come Milka, e Côte d’Or;
  • Chiudiamo con l’italianissima Ferrero (ossia Duplo, Ferrero Rocher, tutti i prodotti Kinder) , al momento forse la peggiore per quanto riguarda l’utilizzo di olio di palma. La Nutella in Francia è stata tassata del 300%, ma l’azienda non ne vuole sapere di modificare la ricetta, anzi ha affermato che l’OdP utilizzato è certificato al 100% RSPO. Secondo loro, questo dovrebbe tranquillizzare e pulire l’immagine della Ferrero; peccato che l’RSPO (un ente che dovrebbe garantire una produzione etica e sostenibile dell’olio di palma), in verità non è altro che uno strumento di comodo, gestito da multinazionali come Cargill e Wilmar, che, nascoste dietro questa strategica facciata, possono procedere indisturbate con i loro loschi traffici.

Insomma, la tua scelta etica è molto potente: farla per un giorno è un buon inizio, ma decidere di protrarla per tutto l’anno cambierà davvero molte cose.