L’olio di palma Biologico non esiste!

Wilmar e Cargill sono le due principali multinazionali che si occupano della produzione e della distribuzione dell’olio di palma (OdP). Nestlé, Kraft, Unilever, marchi biologici come Baule Volante o Rapunzel fanno largo utilizzo di questa sostanza fornita dalle due grandi corporazioni sopracitate, che con i loro stabilimenti di lavorazione, e le immense distese di piantagioni di palme da olio stanno condannando alla desertificazione aree verdi come il Borneo e l’Amazzonia.
Abbiamo parlato spesso dei disastri messi a segno da queste aziende nei paesi prescelti per l’innesto delle monocolture; ad essere condannate sono sempre le zone che offrono le condizioni climatiche migliori, zone in cui le popolazioni sono facilmente sfruttabili a causa dell’alto tasso di povertà e della noncuranza da parte di governi troppo facilmente corruttibili.

la desolazione che avanza nella foresta del Borneo, tra le principali zone al mondo afflitte dalle monocolture intensive di palme da olio.

Dopo aver monopolizzato paesi come Malesia, Indonesia, Papua Nuova Guinea, Honduras, convertendo foreste rigogliose in arride monocolture prive di vita, ora sembra che Cargill e Wilmar vogliano allargare i propri affari anche all’Africa, in particolare Congo e Camerun.
Questi due paesi infatti ospitano quelle che ormai sono alcune tra le rarissime foreste incontaminate ancora esistenti sul Pianeta, immensi patrimoni naturali, ricchi di biodiversità, che queste multinazionali del crimine non vedono se non come ennesima fonte di guadagno, da sfruttare e violentare a proprio comodo.
Ma l’abbattimento di foreste naturali esistenti da sempre e la conseguente piantagione di monocolture sterili non è l’unica minaccia che incombe su Congo e Camerun.
Cargill e Wilmar, oltre che per il clima favorevole alla coltivazione delle palme da olio e alle vaste praterie a loro disposizione, hanno messo gli occhi su questi paesi anche per la facilità che troverebbero nello sfruttare forza lavoro.
Il Congo in particolare è già flagellato dalle guerre civili e dai regimi oppressivi portati avanti per mantenere in stato di sudditanza la popolazione proprio da parte del governo, finanziato dai paesi

Congo: bambini sfruttati nelle miniere per l’estrazione di coltan.

occidentali, per controllare l’estrazione e il traffico di un minerale utilizzato per  la produzione di cellulari, pc, e lettori dvd: il coltan.
Donne, bambini di tutte le età e uomini del Congo sono costretti a vivere in una realtà di terrore a causa delle rappresaglie e delle pratiche utilizzate dai guerriglieri locali per mantenere il controllo delle zone.
Questa realtà non farebbe che aggravarsi se anche le multinazionali dell’OdP arrivassero a dettar legge, schiavizzando ulteriormente i popoli che verrebbero impiegati per la raccolta dei frutti e dei semi usati per produrre questa sostanza.
Le affermazioni di multinazionali come Cargill e Wilmar che sostengono di produrre OdP biologico e sostenibile sono prive di sostanza.
La Roundtable on Sustainable Palm Oil (RSPO), organizzazione che dovrebbe garantire una produzione sostenibile di questa sostanza, non è altro che un paravento creato da e per queste multinazionali, cui fa da garante il WWF, associazione da noi già criticata e con ragione di causa (per saperne di più, clicca qui), in modo che possano operare più liberamente di quanto già non facciano.
La dicitura olio di palma bio non ha alcuna validità: una monocoltura non può essere biologica per definizione, in quanto una monocoltura per esistere condanna immensi acri di foresta rendendoli in pochi anni aridi e sterili e in quanto necessita di grandi quantità di pesticidi.
Diffidate quindi dai prodotti che riportano tale dicitura sull’etichetta e ovviamente da quelli contenenti grassi vegetali e oli vegetali: il blocco del mercato dell’olio di palma (così come quello di qualsiasi altro mercato) parte dall’abbattimento della richiesta della sostanza stessa. Smettere di utilizzare alimenti e prodotti che lo contengono significa costringere le multinazionali a rivedere i propri criteri di produzione.  

clicca sull’immagine per visualizzare la petizione cartacea da stampare e far compilare!

logo ufficiale della campagna “Stop ODP” da stampare e attaccare ovunque! (clicca sull’immagine per visualizzare il logo in dimensioni originali)

La raccolta firme per la petizione promossa da Earth Riot rivolta al Parlamento Europeo per chiedere il blocco dell’importazione e il divieto di produzione di OdP all’interno dei paesi dell’UE proseguirà per tutta la durata del 2013.
Visitando il nostro sito e la pagina Facebook trovate tutte le informazioni per conoscere quali sono i punti di raccolta firme, come è possibile aderire alla campagna Stop OdP, dove poter scaricare l’adesivo ufficiale che ognuno può far stampare e applicare dove meglio crede.
Earth Riot nasce anche per dare la possibilità a chiunque di fare attivismo, in qualsiasi città esso si trovi, purché vengano rispettati i princìpi di Nonviolenza e Antifascismo/specismo sui quali fonda questo movimento. 

Abbiamo in serbo un progetto per l’inizio del 2014, ma perché sia realizzabile c’è bisogno dell’aiuto di tutt* coloro che abbiano a cuore le sorti del Pianeta e degli esseri viventi che esso ospita. Per maggiori info potete contattarci sll’indirizzo [email protected], oppure direttamente sull’evento facebook.

La ribellione della Terra non si ferma… restate sintonizzati! 😉

3 thoughts on “L’olio di palma Biologico non esiste!

  1. Scrivo in qualità di Direttore tecnico dell’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale (www.icea.info), uno degli enti di certificazione autorizzati del Ministero delle Politiche Agricole per il controllo e la certificazione dei prodotti biologici. Sono anche un discreto consumatore di prodotti bio anche se, per ragioni di portafoglio, a volte devo accondiscendere all’acquisto di prodotti convenzionali, possibilmente da agricoltura integrata, ecolabel, FSC, ecc.
    Mi approccio, quindi,al consumo con senso critico ma con quello che io definisco “sano ma obbligato relativismo”.
    Non mi pare corretto e neanche utile alla corretta informazione dei consumatori titolare, come
    avete fatt, “l’olio di palma biologico non esiste” visto che la produzione biologica e regolata in Europa (e ormai in tutto il mondo) da leggi e standard internazionali che si rifanno ai principi ifoam (www.ifoam.org), la federazione internazionale dei movimenti dell’agricoltura organica. Queste norme regolano anche la produzione biologica delle piantagioni di palma che, pur con parte dei problemi che voi segnalate, rispondono a criteri di maggiore sostenibilità rispetto alla produzione convenzionale. Non vengono assolutamente usati, per esempio, i pesticidi e antiparassitari di chimici di sintesi. Non è possibile avviare la produzione ricorrendo all’abbattimento di foreste naturali esistenti, sbancamenti di terreno, ecc. In generale la conduzione è meno intensiva e meno improntata alla monocoltura rispetto alla coltivazione convenzionale. Un approccio analogo a quello che caratterizza le piantagioni biologiche di banane, ananas, zucchero di canna, cacao, cotone, ecc.
    Ci sono poi i problemi sociali che voi giustamente denunciate. Sebbene purtroppo la normativa europea del biologico non tutela rispetto a questi aspetti, ci vanno diffondendo certificazioni biologiche più evolute e stringenti del minimo obbligatorio che considerano anche requisiti di responsabilità sociale di impresa.
    Ecco alcuni esempi:
    http://www.naturland.de/fair_certification.html
    http://www.ecocert.com/en/fair-trade
    http://Www.valoresociale.it
    Non posso poi non citare la certificazione Fairtrade e il commercio equo, applicato anche alle produzioni convenzionali.
    Mi pare poco corretto, quindi, affiancare marchi storici del biologico come Baule Volante e Rapunzel, ai nomi di multinazionali come Cargill, Nestlé, Kraft, Unilever che producono e utilizzano per buona parte olio di palma convenzionale e magari solo “simboliche” quantità di palma biologica.
    Così sembra che tutti condividano lo stesso livello di responsabilità, cosa non vera!
    Baule Volante e Rapunzel, insieme a migliaia di altri operatori del settore, sono da anni impegnati nel proporre tantissime tipologie prodotti derivanti dalla produzione agricola riconosciuta da tutti come la più sostenibile sul pianeta che è, appunto, quella biologica. Nel cercare di soddisfare le esigenze e allargare la gamma dei consumatori bio queste aziende propongono, tra gli altri, anche prodotti che contengono quantità normalmente modeste di olio di palma biologico. I consumatori bio forse per troppo tempo hanno preferito erroneamente questi prodotti (normalmente di tratta di biscotti, grissini, cracker, ecc. ) agli analoghi ottenuti con burro e altri grassi di origine vegetale e animale che sono preferibili anche sul piano tecnologico. Oggi questa linea di tendenza è cambiata e il mercato si è adeguato proponendo prodotti diversi. Si è riscoperto, per esempio, l’uso dell’olio di oliva per la produzione di biscotti e altri prodotti da forno, cosa che in tempo sembrava ormai non più proponibile.
    Non vedo perché queste aziende debbano essere accomunate alle grandi multinazionali che spesso affiancano al settore food anche quello chimico e producono principalmente prodotti convenzionali estremamente industriali, quelli si… certamente non sostenibili ed ecologici! Non si può certo trascurare che la maggior parte dell’olio di palma prodotto nel mondo è destinato al settore chimico e cosmetico e, più in generale, all’industria “convenzionale”. Mi pare evidente, quindi, che il contributo del biologico al disastro che voi giustamente denunciate è minimo, sia nel bene (purtroppo!) che nel male.
    Alessandro Pulga

    • Cito: “Non è possibile avviare la produzione ricorrendo all’abbattimento di foreste naturali esistenti”
      Non è che ricorrendo a terreni già deforestati prima da altri lasci liberi da certe co-responsabilità! Non è altro che un far finta di avere la coscienza pulita

    • Quand’anche fosse di impatto minimo sarebbe intollerabile… Non si possono proporre cibi biologi che contengono olio di palma, molti vegani ne fanno uso e che vegani si è se poi si partecipa alla distruzione di interi habitat.. Poi parliamo di salute, sappiamo benissimo che l’olio di palma non è certo salutare. Io mi chiedo è così impossibile proporre prodotti biologici con oli diversi da quello di palma? Non credo, credo piuttosto che si guardi solo ed esclusivamente al profitto. Mi chiedo anche perché spesso ci si nasconde dietro la dicitura grassi vegetali, oppure oli vegetali.. quasi ad aver timore a dichiarare che nei prodotti ci sia un olio pessimo e con grande impatto ambientale

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